Contrattazione

Formazione, sicurezza e welfare nuovi fronti dello smart working

Il protocollo per il settore privato: dall’intesa siglata dalle parti sociali il 7 dicembre la spinta a ridisegnare le risorse umane: è il punto di partenza per gli accordi nazionali e aziendali sull’organizzazione che verrà

di Valentina Melis e Serena Uccello

Riguarda potenzialmente oltre 15 milioni di lavoratori del settore privato il protocollo nazionale sul lavoro agile siglato il 7 dicembre dal ministero del Lavoro e dalle rappresentanze dei sindacati e delle parti datoriali. Anche se - stima l’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano - dopo la pandemia il lavoro agile sarà un fenomeno destinato a restare più nelle grandi aziende che nelle piccole: prevedono di introdurlo o mantenerlo l’89% delle grandi imprese, contro il 35% delle Pmi.

La pandemia, con la sperimentazione su larga scala del lavoro da remoto, ha rappresentato uno spartiacque per l’organizzazione del lavoro, e oltre 4,3 milioni di persone potrebbero continuare a operare fuori ufficio, almeno per una parte della settimana. Il protocollo di riferimento per il settore privato (che arriva dopo le linee guida messe a punto per il lavoro agile nella Pa, il 30 novembre, tra Funzione pubblica e sindacati), dà una cornice di regole che riconosce i punti cardine fissati dalle legge 81/2017 (dall’accordo individuale fra azienda e lavoratore, al diritto alla disconnessione) ma poi dedica spazio anche a esigenze emerse con forza nei mesi scorsi: la formazione dei lavoratori, la necessità di garantire la sicurezza anche fuori ufficio, l’opportunità che il welfare aziendale supporti il lavoro agile, anche con aiuti economici. L’intesa sarà il punto di partenza dei contratti collettivi nazionali e aziendali.

«Il protocollo sul lavoro agile elimina alibi e incertezze per le aziende e le rappresentanze sindacali che finora fossero rimaste ad aspettare un quadro più certo», spiega Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano. Tra le aziende premiate con lo smart working Award 2021 proprio dall’Osservatorio ci sono Cameo e Ing Italia fra le grandi imprese, Net insurance e Webranking fra le Pmi. La logica è stata quella di segnalare imprese già attive nell’implementare piani di smart working, e già proiettate oltre il periodo dell’emergenza. In Ing Italia l’ultimo accordo sullo smart working prevede la formula della massima flessibilità, con l’intenzione di continuare su questa strada anche in futuro. «La sfida - spiega Silvia Cassano, capo delle risorse umane di Ing Italia - è continuare sviluppare una nuova cultura lavorativa e non cadere nella trappola di replicare i vecchi “schemi” in presenza».

Cameo Spa sperimentava lo smart working già da tre anni quando è scoppiata la pandemia, e ha continuato ad applicarlo, tranne che per gli addetti alla produzione, anche nel 2020, anno nel quale si è impennata, con il lockdown, la domanda di lievito e preparati per dolci. Il fatturato è passato da 238 milioni del 2019 a 299 del 2020. «Abbiamo puntato fortemente sulla formazione - spiega Monica Chiari, Head of people and culture di Cameo Spa - per aiutare anche i manager a rivedere il loro paradigma di leadership, passando dal controllo visivo dei lavoratori, a un modello basato sulla fiducia e sulla presenza di obiettivi chiari e misurabili».

Insomma, lo smart working non è solo un cambio di modello produttivo, è una revisione totale dell’organizzazione del lavoro e per certi versi dell’identità professionale. Una revisione così complessa che richiede grandi competenze a chi gestisce le risorse umane. Anche nei casi di Net Insurance e Webranking lo smart working non è nato con la pandemia ma è un processo avviato prima, che con il lockdown ha subito un’accelerazione. «Abbiamo sottoscritto un accordo con i sindacati - spiega Fabio Pittana, chief operating officer & digital platform di Net Insurance - che prevede quattro giorni di lavoro agile alla settimana e un bonus di mille euro per l’allestimento della postazione. È chiaro che un sistema di questo tipo può funzionare se alla base c’è la responsabilizzazione dei singoli e la condivisione degli obiettivi». Le esperienze che funzionano sembrano quelle che, pur considerando le regole previste dagli accordi, attribuiscono altrettanta importanza ad aspetti meno schematizzabili come la cura della motivazione e la sperimentazione di soluzioni nuove per la socialità dei lavoratori. «Nel nostro caso - spiega Nicola Donati, communications manager di Webranking, agenzia digitale - questo è particolarmente importante, perché lasciamo massima flessibilità ai dipendenti sui giorni di lavoro agile».

Le esperienze in azienda

1

Ing italia

Modello super flessibile

L’ultimo accordo sul lavoro agile risale al 4 agosto 2020 e sarà valido almeno fino ai 75 giorni successivi alla fine dello stato di emergenza. Prevede una formula super flessibile, con libertà di scelta su come alternare lavoro in sede e da casa. Diritto alla disconnessione dalle 12.45 alle 14.15 e dopo le 18. Contributo economico mensile e rimborso ai lavoratori per gli acquisti legati allo smart working. Piani di formazione per supportare lo staff nel lavoro a distanza.

2

Cameo spa

Formazione a tutto campo

L’accordo sullo smart working risale al 2019, ma la smart organization, con il campus aziendale di Desenzano del Garda, è iniziata nel 2016. È in preparazione il nuovo accordo quadro sul lavoro agile, da applicare alla fine dello stato di emergenza. L’azienda ha puntato sulla formazione a tutti i livelli, sia per rivedere i modelli di leadership, sia per aiutare i lavoratori a passare dal remote working (imposto) allo smart working (come chance).

3

Net Insurance

Adesione al 95%

Un utile netto normalizzato nel 2020 di 7,6 milioni, in crescita rispetto al 2019. Il lavoro da remoto ma per obiettivi premia la compagnia assicurativa che dopo l’avvio dello smart working nel 2019 ha già un nuovo accordo sul lavoro agile firmato col sindacato, al quale ha aderito il 95% dei 120 lavoratori. Prevede 4 giorni su 5 di lavoro fuori sede, senza limiti di luogo,due fasce di reperibilità (10-12/14.30-16.30) e il diritto alla disconnessione dalle 18.45 alle 8.

4

Webranking

Incontri virtuali settimanali

Un’età media di 32 anni nella web agency, che nonostante l pandemia è in progressiva crescita: 22,2 milioni il fatturato 2020, in crescita rispetto ai 21,2 del 2019. E la previsione per il 2022 segna un +50 per cento. Lo smart working, avviato già nel 2018, è totale: i lavoratori possono scegliere se lavorare da remoto o in azienda. Niente vincoli di orario , ma un modello che prevede la condivisione degli obiettivi. Spazio a formazione e a incontri virtuali settimanali.

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