Contrattazione

Lavoro a termine, partono le causali a misura di azienda

.Scade il 31 dicembre, salvo rinvii dell’ultima ora, lo stop ai motivi rigidi imposti dal Dl Dignità per le proroghe. I contratti collettivi nazionali e d’impresa hanno iniziato a definire motivazioni ad hoc

di Valentina Melis e Serena Uccello

Fine del regime agevolato per i contratti a termine. Il 31 dicembre, infatti, scade l’allentamento dei vincoli del decreto “Dignità”, stabilito dalla primavera del 2020 in poi, per favorire il mercato del lavoro dopo la crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19. La possibilità di rinnovare o prorogare i contratti a termine dopo i primi 12 mesi senza indicare le causali, cioè le motivazioni previste dal decreto “Dignità” resta aperta ancora per 11 giorni. Poi, salvo rinvii dell’ultima ora, si ritorna al regime ordinario, cioé proroghe e rinnovi con le causali previste dal Dl “Dignità”. A meno che, la contrattazione collettiva, come consentito dal decreto Sostegni bis (Dl 73/2021, in vigore dal 25 luglio scorso) non abbia già introdotto a livello nazionale, territoriale o aziendale delle causali ad hoc, cioé ritagliate su misura dei singoli settori o addirittura della singola impresa. Questo sta già accadendo, come si vede da alcuni contratti citati nel grafico qui a fianco.

Ripresa “a termine”

La stretta sui contratti a termine potrebbe avere un impatto rilevante nella fase attuale, se si considera che, sui 603mila posti di lavoro creati nei primi dieci mesi del 2021, quasi 460mila sono a tempo determinato (fonte ministero del Lavoro-Banca d’Italia, nota 6 del 24 novembre 2021). I posti di lavoro creati quest’anno sono quasi 500mila in più rispetto allo stesso (difficile) periodo del 2020 e oltre 190mila in più rispetto ai primi dieci mesi del 2019. È quindi evidente che l’occupazione a termine, seppur legata all’incertezza complessiva del contesto economico, anche per le imprese, stia sostenendo l’occupazione.

I dati delle Regioni rivelano che in alcuni casi (ad esempio in Veneto e in Toscana), i contratti a termine rappresentano oltre l’80% dei nuovi posti di lavoro.

Contratti collettivi all’opera

Dal 25 luglio scorso si è aperta dunque la possibilità, per i contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali, di individuare «specifiche esigenze» per prorogare o rinnovare i contratti a termine dopo i primi 12 mesi, in aggiunta alle causali (stringenti) previste dal Dl “Dignità”. In effetti, per quanto al momento sia ancora prematuro avere una mappa completa, sono diversi i contratti che hanno predisposto le nuove causali in vista della deadline di dicembre.

I contratti nazionali, peraltro, sono intervenuti non solo sulle causali ma anche sul limite di durata massima dei rapporti a termine fra un lavoratore e lo stesso datore (oltre i 24 mesi previsti dal Dl “Dignità”) e sulle clausole di contingentamento, cioè sulla percentuale massima di lavoratori a termine che l’azienda può impiegare rispetto al totale degli occupati.

Cominciamo da una intesa che è stata siglata il 6 dicembre e che si applica ai 100mila lavoratori delle 30mila aziende artigiane del settore alimentare. In base all’ipotesi di accordo per il rinnovo del Ccnl artigianato alimentazione-panificazione, la durata massima dei rapporti a termine è di 36 mesi. Il limite massimo di impiego dei lavoratori a termine, con più di 5 dipendenti, è del 30 per cento (quello di legge è del 20%).

Le causali individuate, oltre a quelle del Dl “Dignità”, sono: punte di più intensa attività derivate da richieste di mercato che non sia possibile evadere con il normale potenziale produttivo; incrementi di attività produttiva, di confezionamento o spedizione del prodotto, per commesse eccezionali; esigenza di collocare sul mercato diverse tipologie di prodotto non presenti nella normale produzione.

Risponde a una doppia sfida il rinnovo del Ccnl cartai e cartotecnici, siglato il 28 luglio 2021: da un lato l’accordo deve gestire il boom produttivo del settore packaging legato al food, esploso in questi ultimi mesi con l’impennata del delivery, dall’altro la riconversione verso l’innovazione tecnologica dell’industria dei media. Il risultato è la comparsa di un passaggio in base al quale «è praticabile l’estensione a 24 mesi dei contratti a tempo determinato che siano collegati alla fase di ripresa dell’economia e/o agli inerventi del Pnrr, non ancora consolidati in maniera strutturale, in cui ricorra almeno una delle seguenti ipotesi: incremento dei volumi produttivi, incremento dell’attività economica dell’impresa, partenza di nuove attività, sviluppo e lancio di nuovi prodotti, investimenti nei processi produttivi che abbiano l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei processi medesimi, realizzazione di percorsi formativi, anche on the job, legati a processi di innovazione aziendale e/o riorganizzazione».

Anche i rinnovi dei Ccnl dei comparti tessile-abbigliamento-moda (luglio 2021) e pelletteria (marzo 2021), hanno individuato causali ad hoc per i contratti a termine, legate a punte di più intensa attività per la presentazione delle collezioni e per gli eventi fieristici.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©