Contrattazione

«Una finta protezione che crea solo instabilità»

Un nuovo approccio ai contratti a termine che passi dal dissolvimento di un retropensiero di fondo: quello secondo cui i contratti a termine rappresentano il volto oscuro, negativo, della flessibilità. Un nuovo approccio che archivi definitivamente la logica delle causali che, alla prova dei fatti, «non sono affatto una tutela ma una tagliola». Maurizio Del Conte, ordinario di Diritto del lavoro all’università Bocconi commenta così l’ultimo passaggio nella disciplina dei contratti a termine, la fine ormai prossima del regime in deroga. Anche se non esclude colpi di scena dell’ultima ora.

«Non mi stupirebbe - dice Del Conte - se all’ultimo minuto l’Esecutivo riproponesse il regine in deroga, vista anche la proroga dello stato d’ermergenza. Dall’altra parte è esattamente quello che è successo con lo smart working. Non troverei sorprendente che con la proroga dello Stato d’ermergenza si rilanciasse tutto l’impianto normativo che vi è legato. In questa fase così confusa, che credo durerà fino all’elezione del nuovo Preside della Repubblica, è però davvero difficile azzardare previsioni».

Ma cosa si aspetta a breve con la fine del regime agevolata?

Il Governo avrebbe dovuto rivedere questa parte del decreto Dignità. I contratti a termine sono una strumento importante che garantisce la tutela di un contratto di lavoro dipendente ai lavoratori e la possibilità di assumere alle aziende anche nella fase in cui non si ha ancora certezza del business. L’impianto previsto che prevede dopo un anno l’applicazione delle causali di fatto condanna la durata di quel contratto alla fine appunto dei dodici mesi.

In quale senso...

A parte le “esigenze sostitutive”tutte le altre causali sono così difficili e rischiose, con la possibilità concreta di contenziosi, che in concreto nessuno le applica. Questo vuol dire non rinnovare il contratto alla fine dell’anno. Ma passare invece a un nuovo lavoratore a cui applicare un nuovo contratto. Innescando così un turnover negativo per tutti. Anche perché se un’azienda ha davanti la prospettiva di un anno non investirà nella formazione di quel lavoratore.

Sta dicendo che un strumento nato per tutelare alla fine non tutela affatto? È così?

Esattamente. Ecco perché dico che le causali sui contratti di lavoro a termine sono una tagliola e non uno strumento di tutela: forzano al turnover e, quindi, alla precarietà invece di essere uno strumento di stabilità anzi di stabilizzazione.

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