Contrattazione

Carlo Bonomi (Confindustria): «Subito riforme e taglio del cuneo»

di Claudio Tucci

Si apra subito «la stagione del riformismo competitivo»; e si metta in campo un vero taglio strutturale del cuneo fiscale contributivo perché, ha spiegato Carlo Bonomi, «con l’aumento delle materie prime e dell’energia dobbiamo mettere soldi in tasca agli italiani», e il governo lo deve fare « diminuendo le tasse» (che sul lavoro hanno ormai raggiunto livelli monstre).

Insomma, bisogna «costruire un Paese moderno, efficiente, inclusivo e sostenibile. Sono 20-30 anni che l’Italia aspetta; ora con il Pnrr le risorse ci sono, non esistono più scuse». Parlando, ieri, ai 50 anni di Confindustria Emilia Romagna, a conclusione dell’evento a Bologna, all’opificio Golinelli, il numero uno degli industriali, ha ricordato la scelta di Confindustria «senza se e senza ma» di schierarsi, da subito, al fianco del governo di fronte alla guerra tra Russia e Ucraina, riconoscendosi nelle parole di Sergio Mattarella e Mario Draghi: come imprenditori «siamo disposti a fare sacrifici ma ad una condizione - ha precisato Bonomi -. Quella di fare le riforme per superare insieme le difficoltà» (già in essere, e oggi aggravate dalla guerra).

In cima alla lista c’è la riduzione, tangibile, del costo del lavoro (secondo tutti gli esperti almeno 16-18 miliardi); ovvero un intervento strutturale in termini di taglio del cuneo fiscale e contributivo in grado di dare respiro alle imprese e potere di acquisto ai salari migliorando la competitività del sistema industriale: «Il Patto per l’Italia si costruisce tutti insieme, e non con i ricatti – ha sottolineato Bonomi, riferendosi alla proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di vincolare gli aiuti economici alle imprese al rinnovo dei contratti, che ha prodotto una immediata levata di scudi della base del tessuto imprenditoriale (si veda Il Sole24Ore di ieri) –. Che modo è di porsi da parte di un ministro della Repubblica? Questa è l’ennesima e ulteriore conferma di quel sentimento antindustriale che pervade ancora una parte del nostro Paese, un Paese dove le competenze sono trascurate e dove a pontificare sulle imprese è chi non ha fatto un solo giorno di lavoro in fabbrica. Noi crediamo invece che la strada da perseguire sia un’altra, quella di un vero taglio del cuneo. E concentrando l’intervento sulle fasce più deboli» (giovani, donne, lavori a tempo, solo per fare alcuni esempi), «questa è equità sociale».

Il punto è che le imprese sono in difficoltà oggettive; e nonostante questo, finora, hanno assorbito in gran parte gli aumenti di materie prime e dei costi dei prodotti energetici, ma ora la situazione rischia di diventare insostenibile. Come evidenziato anche dal presidente di Confindustria Bari Bat e Confindustria Puglia, Sergio Fontana, che si è associato alla levata di scudi della base imprenditoriale: «Aumentare in questo momento il costo del lavoro porterebbe le aziende italiane fuori mercato - ha dichiarato Fontana - e questo sì che provocherebbe la crisi sociale paventata dal ministro del Lavoro, Orlando».

«Conosco le difficoltà che stiamo affrontando e ho definito gli imprenditori italiani degli eroi civili perché così siamo – è il messaggio di Bonomi, che si è detto «orgoglioso» di rappresentare i capi d’azienda italiani in questo momento –. Gli imprenditori hanno dimostrato un grande senso di responsabilità – ha proseguito il presidente di Confindustria – . Se questo Paese è rimasto in piedi e ha garantito reddito è perché l’industria italiana ha resistito, perché gli industriali hanno fatto ricerca, sviluppo, hanno creduto nel loro Paese».

Ecco allora che dal governo le aziende si attendono risposte immediate. Su Industria 4.0, da estendere; accompagnata da misure fiscali, politiche attive del lavoro, di sostegno a ricerca e sviluppo. La lista con le priorità è chiara. «È da mesi che Confindustria - ha aggiunto Bonomi - chiede un intervento sui prezzi del gas e sul tema delle forniture, ma abbiamo notato che non c’è la volontà politica di intervenire» (Spagna e Portogallo sono invece intervenuti con più decisione). E se il nodo sono le risorse, queste ci sono: «Nel Def – ha chiosato il numero degli industriali – c’è scritto che per l’anno 2022 lo Stato incasserà 38 miliardi in più di gettito fiscale. Sono fondi che possono essere utilizzati per aiutare chi sta soffrendo, cioè famiglie e imprese. Che si aspetta a farlo? Quando si è voluto intervenire per le battaglie di bandiera lo si è fatto. Penso al reddito di cittadinanza» (che è già costato 20 miliardi, e che, sul fronte dell’attivazione al lavoro, non sta affatto funzionando).

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