Previdenza

Tagliate le risorse: per i patronati operatività a rischio

di Matteo Prioschi

Trecento milioni in meno nel 2015 e poi 150 in meno ogni anno dal 2016, a fronte di un budget annuale attuale di circa 430 milioni. È quanto previsto dall'articolo 26, comma 10, del disegno di legge di stabilità in merito al sistema di finanziamento dei patronati. Un intervento che, se attuato, determinerebbe in buona sostanza la cessazione dell'attività di questi soggetti.

Le entrate dei patronati derivano da una quota dei contributi previdenziali versati dai lavoratori. Tali importi confluiscono in un fondo specifico (istituito dalla legge 152/01) gestito dal ministero del Lavoro, che provvede a rimborsare le spese sostenute per le prestazioni fornite. Il fondo copre circa un terzo delle uscite e l'altra parte va in compensazione, mentre non è possibile chiedere un corrispettivo per i servizi resi, che devono essere accessibili a tutti e spaziano dall'assistenza per la richiesta di prestazioni previdenziali a quelle assistenziali, dalla tutela della salute soprattutto sul posto di lavoro all'assistenza agli italiani residenti all'estero e agli immigrati in Italia.

In base alla legge di stabilità, l'aliquota del prelievo sui contributi previdenziali a partire dal gettito contributivo del 2014 passerà dallo 0,226% allo 0,148 per cento. Poiché il rimborso delle spese avviene dall'anno successivo rispetto a quello in cui sono effettuate, ciò significa che a fronte di un'attività svolta quest'anno dai patronati con la certezza di poter contare su 430 milioni, il cambio d'aliquota determinerà un taglio di 150 milioni. Ma oltre a ciò per il 2015 è prevista una riduzione una tantum di altri 150 milioni. Quindi l'anno prossimo invece di 430 milioni saranno a disposizione 130. Inoltre dal 2016 (con effetto sul 2015) l'acconto del rimborso riconosciuto a marzo passerà dall'80 al 45% delle spese sostenute.

A fronte di questa prospettiva nei giorni scorsi i coordinamenti dei patronati (Centro patronati, Cipas, Copas) hanno scritto al presidente della Repubblica per evidenziare gli effetti che il taglio delle risorse determinerebbe. Il Centro patronati, in particolare, avvierà anche una mobilitazione a livello nazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema.

È stato stimato un taglio di 4-5mila posti di lavoro tra i dipendenti, ricadute negative per i cittadini, che non avrebbero più un intermediario a cui rivolgersi per ottenere servizi gratuiti, effetti negativi per la Pa, che si troverebbe con un aggravio di lavoro e costi superiori al risparmio previsto. Gli istituti hanno calcolato che a fronte di 430 milioni di finanziamento, l'attività svolta consente risparmi di 657 milioni suddivisi tra Inps, Inail e ministero degli Interni, rispetto ai quali i patronati svolgono un'attività supplettiva che nell'ultimo anno ha visto la gestione di 15 milioni di richieste da parte dei 29 patronati attivi.

La protesta dei patronati

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