Previdenza

Naspi poco generosa con chi ha pochi contributi

di Antonino Cannioto e Giuseppe Maccarone

La Naspi viene prevista al fine di omogeneizzare il trattamento con l'intento di agganciarlo alle prestazioni erogate negli altri Paesi europei. Uno dei suoi punti di forza rispetto all'Aspi è l'aggancio della sua durata all'effettiva contribuzione vantata da ogni singolo percipiente nell'arco degli ultimi 4 anni.

Questa nuova dinamica, se da un lato elimina la parità di durata del trattamento a prescindere dai contributi imputabili al lavoratore, dall'altro - proiettando la valutazione sui 4 anni che precedono l'inizio della disoccupazione – garantirà un reale, maggiore beneficio solo a chi, nel quadrienno, potrà contare su una continuità di rapporti lavorativi e su una conseguente piena copertura contributiva.

In realtà, le dinamiche occupazionali degli ultimi anni inducono a ritenere che la platea dei soggetti che potranno maggiormente fruirne potrebbe essere più ristretta. Ciò in quanto la maggior durata della Naspi (24 mesi) si potrà ottenere solo in presenza di una copertura contributiva di 4 anni pieni, caratterizzati dall'assenza di interruzioni. Situazione, questa, ancor più acuità dalla prevista riduzione della durata della prestazione che dal 1° gennaio 2017 non potrà, comunque, eccedere le 78 settimane.

In linea con i principi declinati dal Jobs act, quindi, per i lavoratori che hanno al loro attivo una minore anzianità contributiva, la nuova prestazione Naspi potrebbe non discostarsi sensibilmente dall'Aspi in via di esaurimento.

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