Previdenza

Contro le irregolarità prove di patto fra Inps e commercialisti

di Flavia Landolfi

Un’alleanza tra commercialisti e Inps per garantire la legalità e stanare i “furbetti”degli illeciti facili. «Quella con i professionisti è una collaborazione strategica per l’Inps e noi contiamo su di voi nella battaglia per contrastare l’evasione contributiva», ha detto Tito Boeri, presidente dell’Istituto, nel corso del 3° Convegno nazionale dei commercialisti del lavoro, che ha aperto i battenti ieri a Roma e proseguirà nella mattinata di oggi.

A margine del convegno, Boeri ha anche bocciato l’ipotesi della quattordicesima ai pensionati perché «in sette casi su dieci va a persone che non sono povere», con il rischio di «sprecare tante risorse». Secondo il presidente dell’Inps, un aiuto a individuare la platea dei beneficiari potrebbe arrivare dall’Isee, che «è stato un successo nel misurare non solo il reddito ma la situazione patrimoniale delle persone».

Ma i riflettori ieri erano tutti puntati sui professionisti e sui comportamenti virtuosi da mettere in campo per contrastare l’illegalità. Al richiamo a un patto tra pubblico e privato ha risposto il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti ed esperti contabili, Gerardo Longobardi, che ha annunciato la costituzione di parte civile del Cndcec nei procedimenti aperti contro le «mele marce».

Il Consiglio nazionale ha anche proposto azioni “sentinella” nel rapporto con l’Inps, come l’accesso alle banche dati dell’istituto, in particolare, l’utilizzo del Durc, per segnalare in anticipo inadempimenti che a distanza di tempo possono sfociare in procedure fallimentari. E più in generale l’accesso ai cosiddetti indicatori automatici, e cioè i versamenti periodici, in assenza dei quali è facile intuire le anomalie del comportamento delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione.

Nel faccia a faccia con i professionisti Boeri ha anche snocciolato i dati che fotografano illeciti negli esoneri contributivi triennali su 100mila posizioni lavorative e altre 30mila per quanto riguarda, invece il lavoro fittizio. In quest’ultimo caso l’ente ha messo sotto la lente 134 commercialisti (lo 0,12% degli iscritti), che però da soli generano il 17% di flussi irregolari.

Il tema del rispetto delle regole si è rincorso per tutta la giornata: anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenuto al convegno, ha lanciato un appello ai professionisti. «Capisco - ha detto il ministro - che un’impresa tenda a cercare scorciatoie perché i vincoli burocratici sono tanti e pesanti. Ma non può essere una parziale autoassoluzione. Questo non giustifica piccoli escamotage». Poletti ha riconosciuto, però, l’esigenza di una semplificazione normativa «ed è quello - ha aggiunto - che abbiano fatto con la riforma del lavoro». Anche questa volta è arrivata a tono la risposta del Cndcec sempre per bocca di Longobardi: «Noi non siamo per le scorciatoie - ha detto il presidente dei commercialisti - e siamo impegnati ad avere un rapporto alla pari con le istituzioni».

C’è stato spazio ieri anche per i temi più squisitamente professionali: temi che per altro possono rappresentare occasioni importanti per i 20.184 commercialisti del lavoro che affiancano oggi circa 861mila aziende. È il caso dei contratti di rete, al centro di una approfondita sessione di studio nel corso della mattinata. Questo particolare tipo di aggregazioni tra imprese, hanno ricordato alcuni dei relatori, «rappresentano formule convenienti per le aziende, perché consentono di ottenere un importante abbattimento dei costi». Ma sollevano anche problemi di natura giuslavoristica, soprattutto per quanto riguarda i distacchi e l’aspetto cruciale della co-datorialità, e cioè la molteplicità dei datori che assumono lavoratori. Tutti nodi in attesa di chiarimenti e oggetto di interpretazioni ancora distanti e di nessuna giurisprudenza a indicare la strada.

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