Previdenza

Ape social agli invalidi sul lavoro

di Davide Colombo e Marco Rogari

Garantire l’accesso all’ Ape social anche agli invalidi del lavoro con una percentuale di riduzione delle capacità non allineata a quella degli invalidi civili. È questo una dei ritocchi cui stanno lavorando i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero del Lavoro per allargare il raggio di azione del prestito-ponte senza effetti sui conti. Le riunioni si susseguono. Tre le opzioni sul tavolo. Le prime due sono imperniate sul concepimento di una norma primaria ricorrendo a un emendamento al Dl milleproroghe all’esame del Senato oppure facendo leva su un eventuale nuovo decreto legge “omnibus” in cui inserire quei ritocchi all’ultima legge di bilancio rimasti in sospeso per l’approvazione sprint della manovra in Parlamento dopo l’esito del referendum sulla riforma costituzionale. La terza opzione prevede una misura di tipo amministrativo, da adottare con uno dei due Dpcm attuativi dell’Ape.

A confermare, sia pure indirettamente, che tra gli emendamenti al milleproroghe ci potrebbero essere anche misure previdenziali è stato, ieri, lo stesso relatore in Commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, Stefano Collina (Pd). Il termine per la presentazione dei correttivi dei gruppi parlamentari scade oggi, ma i ritocchi del relatore e del Governo non arriveranno prima della prossima settimana.

La norma attuale prevede l’accesso all’indennità dell’Ape sociale a diverse condizioni, tra cui quella degli invalidi con una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74% e che abbiano 30 anni di contributi versati. Questa soglia di invalidità, tuttavia, esclude una certa quota di lavoratori che non superano il 60% di riduzione delle capacità, secondo le tabelle di trasformazione Inail. Di qui l’ipotesi di allineare queste diverse tipologie per ampliare l’accesso all’Ape social nell’ambito delle risorse già stanziate. Secondo la relazione tecnica alla legge di Bilancio, la stima di soggetti potenzialmente interessati dalla misura (sulla base dei pensionamenti decorrenti dal 2015) non superava il 4,3% per i lavoratori privati e il 4% per quelli pubblici.

Di sicuro, per il momento, c’è già l’emendamento al milleproroghe annunciato martedì dal ministero del Lavoro per confermare anche nel 2017 la norma che ha consentito di non procedere al recupero del differenziale negativo dello 0,1% di inflazione sulle pensioni a fronte del dato più basso registrato a consuntivo nel 2015 rispetto a quella prevista. Una misura che era già stata adottata nel corso del 2016 e che produrrà minori risparmi sulla spesa per circa 150 milioni.

Ancora in forse altre norme aggiuntive, come la possibilità di utilizzare il cumulo gratuito anche per accedere a “opzione donna” (valida per le lavoratrici con 57 anni e 35 di contributi raggiunti entro fine 2015) e non solo alla vecchiaia o alla pensione anticipata.

Intanto prosegue il lavoro di preparazione dei decreti ministeriali e del presidente del Consiglio che servono per dare attuazione all’Ape social. In particolare, sarebbe in via di definizione la graduatoria Inail per lavori gravosi cui verrà riconosciuta quest’indennità. Una lista da chiudere non senza difficoltà, visto che ricomprende figure come le maestre d’asilo e gli infermieri che non rientrano nella tabelle tariffarie premio-rischio dell’Inail.

Infine il fronte Inps: sarebbero pronte le prime circolari attuative per gli usuranti e il cumulo gratuito (solo sulle diverse gestioni Inps e non per le Casse). Pronte anche le nuove domande di certificazione dei requisiti per l’accesso all’ottava salvaguardia esodati, come da messaggio pubblicato due giorni fa.

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