Previdenza

Commercialisti, il patrimonio sale a 6,9 miliardi

di Federica Micardi

La Cassa di previdenza dei dottori commercialisti ha approvato il bilancio 2016 con un avanzo di 511 milioni, 19 milioni in più rispetto alle previsioni.

Alla fine del 2016 il patrimonio netto della Cnpadc ammonta a 6,9 miliardi di euro. La crescita registrata nel 2016 è stata del 7,9% rispetto al 2015, quando il patrimonio era stato pari a 6,4 miliardi. Negli ultimi anni l’incremento del patrimonio è sempre stato positivo, anche se si registra un decremento: + 9,6% nel 2015, + 10,4% nel 2014 e + 10,9% nel 2013.

Il totale dei contributi raccolti nell’anno appena trascorso è pari a 773,961 milioni, più 3,7% rispetto al 2015. Cresce anche quest’anno l’aliquota media di contribuzione pari a 12,72% (era del 12,61% nel 2015 e di 12,49% nel 2014). «Un dato - secondo il presidente di Cnpadc Walter Anedda - che evidenzia un aumento della cultura previdenziale degli iscritti». Le uscite per prestazioni sono state di 281,76 milioni, con un aumento del 4,6% rispetto all’anno prima.

Notevole l’aumento delle spese di welfare cresciute del 18%; in totale la cifra spesa, senza contare il contributo di maternità, è stata pari a 12,4 milioni di euro; a cui vanno aggiunti gli 8,47 milioni per l’indennità di maternità (il 4,7% in più rispetto al 2015).

Cresce il numero di iscritti, che arrivano a quota 66.260. L’incremento è del 2%, in calo rispetto al 2015 ( + 3,6%), ma sempre positivo. Buone notizie anche sul fronte dei redditi, quelli aggregati dichiarati dalla categoria ammontano a circa 4 miliardi di euro mentre il volume d’affari complessivo ha superato i 7 miliardi. Il reddito medio è passato da 61.500 euro a 63.200 euro (+ 2,7%); l’incremennto del volume d’affari medio, pari a 112.400 euro, è del 2,9%.

Dai dati pubblicati sul sito della Cassa, dove è disponibile il bilancio appena approvato, emerge un forte calo di proventi della gestione mobiliare, oggi pari a 147,5 milioni, nel 2015 erano stati 250 milioni. A spiegare la contrazione la scelta dell’ente di non effettuare nel 2016 operazioni di smobilizzo (in portafoglio risultano quasi 500 milioni di plusvalenze non realizzate); mentre nel 2015 la vendita delle sole obbligazioni fruttò una plusvalenza intorno ai 90 milioni.

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