Previdenza

Dalla Cassa dei dottori commercialisti più fondi alle aziende

di Davide Colombo

La Cassa nazionale di previdenza e Assistenza dei dottori commercialisti ( Cnpadc ) investirà una quota dei propri asset patrimoniali non inferiore a 300 milioni, nel prossimo triennio, in attività legate all’ economia reale e alle imprese nazionali . Con questi nuovi investimenti, che verranno effettuati con gli strumenti del private equity (quote di imprese nel caso di start up) e di quote in fondi comuni di investimento (Oicr), raddoppierà la quota di fondi della Cassa destinati all’economia nazionale senza modificare l’equilibrio rischio/rendimento che l’ente continuerà a rispettare.

L’annuncio è arrivato dal presidente della Cnpadc, Walter Anedda, nel corso dell’VIII Forum dedicato ai temi della previdenza svoltosi ieri a Roma. «Facciamo questi investimenti a prescindere dalla fiscalità positiva prevista dalla legge di Bilancio - ha affermato Anedda - perché crediamo che anche questo sia un modo di sostenere le aziende italiane e i tanti colleghi commercialisti che con queste aziende lavorano». L’ente ha tra l’altro appena incassato il suo primo dividendo in veste di azionista di Bankitalia (detiene l’1% del capitale; valore 75 milioni), circa 3,2 milioni: «un rendimento risk free superiore al 4% - ha osservato Anedda - che ci fa riflettere sull’opportunità di aumentare la quota di un ulteriore 1%».

All’inizio dei lavori del Forum previdenza è stato letto un messaggio del presidente Sergio Mattarella, incentrato sulla necessità di vincere la sfida posta da una richiesta di equità fra le generazioni, sfida che «passa per la sostenibilità economica di tutte le democrazie, anche della nostra». Nodi affrontati anche dal ministro Giuliano Poletti, il quale ha invitato a considerare il sistema previdenziale andando oltre le pensioni e tenendo conto dei mutamenti demografici e tecnologici che condizioneranno il lavoro del futuro: «È anche in questa prospettiva che abbiamo appena adottato il reddito di inclusione - ha affermato - misura da non incasellare nell’assistenzialismo del passato perché punta a recuperare a forme di impiego individui che la crisi ha spinto ai margini della nostra società».

Al termine dell’ampia tavola rotonda organizzata sui temi del welfare e il lavoro cui hanno preso parte il sottosegretario Pier Paolo Baretta, il presidente dell’Inps, Tito Boeri e il senatore Andrea Mandelli (Fi), Anedda ha confermato un altro fronte di impegno della Cassa sul cosiddetto welfare strategico: una serie di servizi non solo assistenziali (per esempio i sostegni alle spese per la formazione degli iscritti) da garantire lungo l’intero arco della vita professionale e da rafforzare, puntando anche su sinergie con altre Casse (per esempio sul fronte dell’assistenza sanitaria). Accennando poi al contributo di solidarietà introdotto tempo fa - applicato con gradualità in base ai diversi scaglioni pensionistici percepiti, va dal 2% al 7% ed incide soltanto sulla quota reddituale della prestazione previdenziale - e citato come esempio positivo di aiuto intergenerazionale da Boeri, Anedda ha rivelato che solo il 2,4% degli iscritti toccati da quel contributo ha fatto ricorso: «il 97,6% dei colleghi che non ha aperto un contenzioso lo ha fatto per un atto solidaristico verso la nostra categoria». Rivolgendosi al Governo, il presidente della Cassa commercialisti ha infine affrontato la questione del cumulo gratuito (si veda l’altro articolo in pagina) e dei costi che può innescare per le Casse: «Un confronto è in corso - ha affermato - ma è chiaro che le iniziative strategiche per un welfare integrato per i nostri iscritti mal si concilierebbero con extra-costi ancora non facili da quantificare».

L’iniziativa di ieri è stata aperta con un’intervista al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) il quale, parlando delle trasformazioni del mercato del lavoro nel breve-medio termine, ha indicato la necessità di puntare su forme di riduzione dell’orario di lavoro settimanale: «I paesi che hanno investito sempre di più nella riduzione dell’orario di lavoro hanno dimostrato che la produttività aumenta».

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