Previdenza

Piani su misura anti-povertà

di Gabriele Sepio

Il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare il 9 giugno scorso lo schema di decreto legislativo che introduce il cosiddetto “ reddito di inclusione ” (ReI). Si tratta della prima misura nazionale di contrasto alla povertà e all’ esclusione sociale , che debutterà ufficialmente dal 1° gennaio 2018 a seguito della definitiva approvazione della legge delega sulla povertà (legge 33/2017).

L’intervento interesserà circa 1,8 milioni di persone in condizione di povertà con una spesa complessiva di oltre un miliardo e 700 milioni per il 2018 e oltre due miliardi per il 2019 (si legga il Sole 24 Ore dello scorso 10 giugno).

Il sostegno e la presa in carico delle fasce deboli della popolazione sarà subordinato alla adesione ad un progetto personalizzato di inclusione, che coniuga il beneficio economico, erogato tramite una card ricaricabile, con una serie di servizi alla persona.

Il beneficio economico del reddito di cittadinanza, assegnato su base annua, non potrà scendere sotto la soglia dei 3mila euro e sarà riconosciuto in via continuativa per un periodo massimo di 18 mesi. Il rinnovo della misura di sostegno sarà consentito solo una volta trascorsi almeno 6 mesi da quando ne è cessato il godimento.

Il reddito di inclusione sarà riconosciuto ai nuclei familiari che versano in condizioni di povertà con priorità in presenza di figli minori, persone con disabilità, donne in stato di gravidanza accertata o di almeno un disoccupato con età superiore a 55 anni. Il ReI sarà compatibile anche con lo svolgimento di una attività lavorativa, ma non con la fruizione di altre forme di assistenza, come ammortizzatori sociali per la disoccupazione involontaria o Naspi.

La situazione economica per accedere al ReI sarà parametrata al reddito Isee (non superiore a 6mila euro) e al reddito disponibile (Isr), inclusivo anche dei redditi esenti. In questo modo si terrà conto delle effettive disponibilità del nucleo familiare, permettendo, ad esempio, l’accesso alla misura anche per coloro che, pur proprietari della prima casa di abitazione, conseguono redditi molto bassi o pari a zero. Sono previsti limiti puntuali anche con riferimento alla consistenza del patrimonio, la cui componente mobiliare non potrà superare 6mila euro, con incremento di 2mila euro per ogni membro della famiglia oltre il primo. Il valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non potrà, invece, superare i 20mila euro.

Per l’accesso al ReI è prevista la possibilità di avvalersi della dichiarazione Isee precompilata, con un forte impatto sulla semplificazione degli adempimenti. La misura potrà essere richiesta per il tramite di punti di accesso individuati dalle Regioni e dalle Provincie autonome e saranno concretamente identificati dai comuni che si coordinano a livello di ambito territoriale. Gli enti locali svolgeranno, dunque, un ruolo attivo per l’applicazione della misura con possibilità di assumere nuovi operatori sociali in deroga alle limitazioni previste dalla legge, grazie a stanziamenti ad hoc previsti dalla norma; 262 milioni di euro nel 2018 e 277 a decorrere dal 2019.

Per accedere agli interventi previsti dalla nuova misura è prevista una «valutazione multidimensionale» che terrà conto di una serie di bisogni del nucleo familiare, come la situazione lavorativa, il profilo di occupabilità, nonché dell’educazione, istruzione, formazione e condizione abitativa. Sulla base di tali parametri verrà definito un «progetto personalizzato» finalizzato al sostegno e al superamento della condizione di povertà.

Il «progetto» rappresenta uno dei punti fondamentali della misura e mira, attraverso un percorso dedicato, alla inclusione sociale, all’inserimento o al reinserimento lavorativo. Attraverso la condivisione del percorso con il nucleo familiare destinatario della misura di sostegno verranno attivati, inoltre, interventi in ambito sanitario, socio sanitario, politiche del lavoro educative e abitative.

Il reddito di cittadinanza consentirà anche di ottimizzare gli interventi oggi previsti a sostegno della povertà, sostituendo il cosiddetto Sia ( sostegno per l’inclusione attiva), la carta acquisti e l’Asdi, il sostegno residuale contro la disoccupazione introdotto con il Jobs act in via sperimentale dal 2015.

Lo schema di dlgs sul “reddito d'inclusione”

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