Previdenza

Pensioni: bonus donne, più facile usare la Rita

di Davide Colombo e Marco Rogari

Una proposta organica del Governo non è ancora pronta. Ma i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero del Lavoro hanno già messo a punto diverse ipotesi d’intervento, alcune delle quali sono in una fase molto avanzata, per avviare la cosiddetta “fase 2”e perfezionare la “fase 1” del protocollo pensioni siglato un anno fa da esecutivo e sindacati. Una sorta di mini-pacchetto che troverà posto nella prossima legge di bilancio autunnale. Alcune delle opzioni saranno discusse domani nel prossimo round prima della pausa estiva tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e la delegazioni di Cgil, Cisl e Uil. A cominciare da quella sugli sconti contributivi per le donne, seppure limitati all’Ape social. Il Governo sta valutando un “bonus” di anzianità contributiva di 2 o 3 anni. Sul tavolo anche una misura per rendere subito maggiormente “utilizzabile” la Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) per tutti rendendola possibilmente più “svincolata” dall’Ape, creando una sorta di primo step nel percorso che dovrà portare, ma solo con la manovra 2019, a rendere più appetibile (anche fiscalmente) l’accesso alla previdenza complementare.

Sempre al prossimo anno dovrebbe essere rimandata la nascita delle pensione contributiva di garanzia (da raccordare con il taglio strutturale del cuneo in arrivo con la manovra 2018), che è destinata a diventare uno dei cavalli di battaglia di vari partiti, Pd in testa, nel corso dell’ormai prossima campagna elettorale. Già in autunno invece potrebbe prendere corpo un primo intervento per bloccare, ma solo in chiave selettiva, l’aumento dell’età pensionabile per effetto dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Se la coperta della prossima legge di bilancio si dovesse rivelare non troppo corta, il Governo potrebbe prendere in seria considerazione l’eventualità di esentare dall’aumento automatico dell’età pensionabile del 2019 i lavoratori compresi nell’elenco delle attività “gravose” dell’Ape, a partire da operai edili, maestre d’asilo, infermieri e via dicendo, sulla falsariga delle proposte lanciate in modo trasversale da diversi esponenti politici, compresa quella del Pd Cesare Damiano sulle pagine del nostro giornale.

In questo caso la decisione definitiva sarà presa soltanto a ottobre in vista del varo della manovra autunnale. Che potrebbe essere chiamata anche a sciogliere un nodo in sospeso: l’eventuale irrobustimento della dote attualmente prevista per l’accesso all’Ape social (300 milioni di euro per quest’anno e fino a 609 milioni di euro per il 2018) e all’anticipo-precoci (360 milioni nel 2017 e 505 l’anno prossimo) sulla base del boom di domande arrivate all’Inps: in tutto oltre 66mila al 15 luglio. Il problema risorse si pone soprattutto sul 2018. E nell’eventualità in cui dal monitoraggio che dovrà completare l’Inps entro metà ottobre non dovesse emergere una scrematura particolarmente significativa delle domande per mancanza di sussistenza di tutti i requisiti richiesti, molti aspiranti all’Ape social, in primis quelli più lontani dalla soglia di vecchiaia, rischierebbero di rimanere a lungo in lista d’attesa.

Anche per questo motivo i sindacati chiedono con forza che vengano aumentate le risorse per l’Ape sociale. Ma Cgil, Cisl e Uil sono in pressing soprattutto su due punti: lo stop all’aumento automatico dell’età pensionabile nel 2019 e le “agevolazioni previdenziali” per le donne. Su quest’ultimo versante i sindacati chiedono un intervento maggiormente strutturale di quello sul quale sarebbe disponibile a effettuare una valutazione approfondita il Governo: più scivoli per tutte le lavoratrici (non solo nell’ambito dell’Anticipo pensionistico sociale) prevedendo anche un anno di riduzione dell’età di accesso all’Ape per ogni figlio. Ma Palazzo Chigi e il ministero del Lavoro non sembrano orientati ad accogliere in toto le richieste dei sindacati anche per evitare eventuali stop dal Mef. Il Governo sarà chiamato anche a dare indicazioni sull’Ape volontario dopo il parere con osservazioni del Consiglio di Stato sul decreto attuativo che dovrebbe diventare operativo a settembre. Nell’agenda dell’incontro di domani ci sono pure le questioni legate agli ammortizzatori sociali e alle politiche attive del lavoro nelle aree di crisi.

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