Previdenza

Pensioni, nei primi sei mesi del 2017 +54% di uscite anticipate dei dipendenti

di Marco Rogari

Nei primi sei mesi del 2017 le uscite anticipate dei lavoratori dipendenti sono cresciute del 54,9% rispetto allo stesso periodo del 2016 e quelle per vecchiaia del 27,5 per cento. A rilevare questo vero e proprio boom è l’Inps con il consueto monitoraggio semestrale dal quale emerge che complessivamente quest’anno fino a giugno sono state liquidate 251.708 pensioni, per un importo medio di 1.035 euro. Con una crescita che per il solo fondo pensioni dei lavoratori dipendenti ha raggiunto quota 9%: 140.226 trattamenti liquidati contro i 128.693 dello stesso periodo dello scorso anno, con un importo medio di 1.291 euro. Le nuove pensioni di vecchiaia monitorate nel settore pubblico e privato sono state 24.433(erano 19.159 nei primi sei mesi del 2016) e quelle di anzianità 43.137 (27.849 nel 2016).

Su questo versante lo stesso istituto guidato da Tito Boeri evidenzia come nel primo semestre del 2017 il numero degli assegni di vecchiaia e anzianità sia stato di «entità superiore al corrispondente valore del 2016». Anche se l’Inps tiene anche a sottolineare che l’indagine «è stata effettuata il 2 luglio 2017, e quindi nei prossimi mesi i dati esposti potranno subire delle variazioni in relazione allo smaltimento delle domande ancora in giacenza». Il monitoraggio mette in luce che i rialzi segnati sul fronte dei lavoratori dipendenti sono bilanciati dai cali registrati per invalidità (-27,3%) e superstiti (-6,3%). L’età media di uscita, allo scattare della pensione, sale a 67,1 anni contro i 66,9 anni dello stesso periodo del 2016.

Anche i dati dell’Inps saranno al centro del confronto in calendario questo pomeriggio tra il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, e i sindacati, che servirà a fare il punto prima della pausa estiva sullo stato di attuazione dell’Ape, e sull’individuazione delle misure per far scattare la cosiddetta “fase 2”. In agenda anche ammortizzatori sociali e lavoro. I temi caldi sul terreno insidioso della previdenza restano quelli delle agevolazioni per le donne, dello stop selettivo all’aumento automatico dell’età pensionabile nel 2019, della spinta alla previdenza complementare e della pensione contributiva di garanzia (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

I sindacati restano in pressing soprattutto sulla tutela delle donne e dei giovani. La leader della Cgil, Susanna Camusso, lancia una sorta di appello al Governo: «Chiediamo che si esca dal guado e che si cominci a discutere». Secondo la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, quello di oggi sarà «un incontro assolutamente importante, nel corso del quale noi ribadiremo la nostra volontà di gestire la fase 2 dell’accordo, guardando in modo particolare ai giovani, alle donne e alla rivalutazione delle pensioni attuali». Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, spera di «di fare un punto effettivo della situazione, sapendo che a settembre dobbiamo accelerare».

La partita entrerà nel vivo proprio a settembre in vista della stesura della prossima legge di bilancio dove dovrebbe approdare un mini-pacchetto pensioni. I sindacati non sembrano troppo condizionati dall’allarme lanciato dalla Ragioneria generale sul rischio di una nuova “gobba” della spesa pensionistica nel 2040. La Uil fa notare che in Italia l’esborso “secco” per le pensioni è inferiore a quello pagato da francesi e tedeschi.

Le uscite dei dipendenti

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