Previdenza

Dal 2019 rivalutazione sulle «vecchie» fasce

di Davide Colombo

L’attuale meccanismo di rivalutazione all’inflazione delle pensioni è stato oggetto della cosiddetta “fase due” del confronto sindacale. L’impegno del governo che per il momento non s’è però tradotto in una scelta operativa, era di introdurre un sistema di perequazione basato sugli “scaglioni di importo” e non più sulle “fasce di importo” a partire dal 2019, la stesso anno in cui scatta il nuovo adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di pensionamento con la vecchiaia a 67 anni.

Nel gennaio di quell’anno – se non saranno fatte scelte diverse – rientrerà in vigore il meccanismo già previsto dalla legge 388 del 2000 con una rivalutazione al 100% per gli assegni fino a tre volte il minimo; poi è prevista la rivalutazione al 90% per quelli tra tre e cinque volte il minimo (tra 1.500 e 2.500 euro al mese circa), mentre adesso sono previsti due scaglioni uno al 95% e uno al 75% tra le quattro e le cinque volte il minimo. L’ultima fascia, oltre le cinque volte il minimo, sarà rivalutata al 75% rispetto all’inflazione, una percentuale più alta di quella prevista fino al 2018 (il 50% tra cinque e sei volte il minimo, 45% per gli importi superiori a sei volte il minimo). Questo schema è già incorporato nelle previsioni di spesa per pensioni a legislazione vigente contenute nella Nota di aggiornamento al Def e che prevedono un passaggio dai 264,6 miliardi di quest’anno ai 286,7 del 2020.

Ma nel protocollo siglato l’anno scorso si parla anche della possibilità di valutare l’utilizzo di indici diversi di inflazione, più rappresentativi della spesa dei pensionati. Oggi si utilizza l’indice Foi (l’indice generale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi). Su quest’ultimo punto il Governo s’è detto disponibile e non è escluso che il dossier possa essere riaperto dopo l’approvazione della legge di bilancio 2018. L’attuale meccanismo di rivalutazione prevede poi una clausola di salvaguardia introdotta con la legge 208/2015 e che prevede una variazione nulla degli assegni in caso di variazione negativa dell’indice Foi nell’anno precedente. Caso che s’è verificato nel 2015 e nel 2016.

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