Previdenza

Dai Caf appello risorse per l’assistenza Isee

di Matteo Prioschi

Rischia di riaprirsi la querelle tra i centri di assistenza fiscale (Caf) e l’Inps in merito all’assistenza svolta dai primi in favore dei cittadini che devono richiedere l’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e i compensi che l’istituto di previdenza dovrebbe di conseguenza riconoscere ai centri.

In un comunicato diffuso ieri, la Consulta nazionale dei Caf sottolinea l’incremento di attività che si è registrato dall’inizio di questo mese come conseguenza dell’avvio del reddito di inclusione, lo strumento di aiuto per le persone più indigenti messo a punto dal governo. Per ottenere il Rei è necessario avere l’Isee, e per compilare i documenti necessari i cittadini si rivolgono ai centri di assistenza fiscale. In base al flusso di richieste gestito finora la Consulta stima di arrivare a 5,8 milioni di pratiche Isee quest’anno. Peccato che per l’attività svolta nell’ultimo periodo dell’anno l’Inps, lamentano i Caf, non sta riconoscendo più contributi, dato che i fondi a disposizione si sono già esauriti.

Oltre a ciò, «sono in constante crescita - si legge nel comunicato - i Comuni italiani che stanno chiedendo la collaborazione dei Caf per la gestione delle domande di richiesta dei Rei e che la legge istitutiva di questa misura di sostegno ed inclusione ha espressamente previsto a carico dei Comuni: gli stessi spesso propongono ai Caf convenzioni, ovviamente a titolo totalmente gratuito».

I centri prestano assistenza ai cittadini a titolo gratuito, a fronte però di un rimborso erogato dall’Inps nell’ambito di una convenzione che periodicamente viene sottoscritta dai Caf e dall’istituto di previdenza. Puntualmente tutti gli anni, ma ultimamente anche più volte all’anno, questo meccanismo va in crisi perché i fondi non sono sufficienti a garantire i rimborsi per tutta l’attività svolta.

In particolare quest’anno, il buco nei bilanci dei Caf per questo tipo di attività dovrebbe arrivare a 10milioni di euro, sostengono i centri, dato che da novembre l’attività non viene più remunerata. A fronte di ciò la Consulta auspica che nella legge di bilancio 2018 in discussione in Parlamento venga inserito un provvedimento che risolva la questione.

In caso contrario da gennaio c’è il rischio che i cittadini debbano riconoscere un contributo ai Caf per l’assistenza ricevuta e che vengano riviste le convenzioni in atto con i Comuni.

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