Previdenza

I fondi sanitari sono enti commerciali

di Matteo Prioschi

I fondi e le casse di assistenza sanitaria hanno perso l’inquadramento fiscale di enti non commerciali per effetto di una disposizione contenuta nel codice del terzo settore (il Dlgs 117/2017), entrato in vigore il 3 agosto dell’anno scorso. Un “effetto collaterale” inaspettato a cui gli operatori del settore auspicano si ponga rimedio in occasione dell’emanazione del decreto correttivo al codice stesso.

«I fondi sanitari - spiega Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza - sono per la quasi totalità di natura negoziale, in quanto promossi, controllati e/o sottoposti a direzione e coordinamento di organizzazioni sindacali e/o associazioni datoriali che li hanno promossi e in quanto tali rientrano fra i soggetti esclusi dal terzo settore, secondo quanto stabilito dall’articolo 4, comma 2, del Dlgs 117/2017». Si tratta di una realtà che conta su oltre 11 milioni di persone assistite, a cui vengono offerte prestazioni sanitarie integrative o sostitutive di quelle garantite dal servizio sanitario nazionale.

Il problema è nato perché con l’articolo 89, comma 4, del codice del terzo settore si è modificato l’articolo 148, comma 3, del testo unico delle imposte sui redditi (Dpr 917/1986). Nella versione precedente, le associazioni assistenziali erano elencate tra quelle le cui attività in favore degli iscritti non sono considerate commerciali. Dopo la modifica introdotta dal codice, le associazioni assistenziali non sono più citate nell’articolo 148, comma 3 del Tuir.

«Si è determinato - prosegue Corbello - un corto circuito normativo, cioè una situazione per cui i fondi sanitari sono divenuti privi di una disposizione di riferimento che confermi la loro natura di enti non commerciali».

Questo quadro rischia di determinare delle conseguenze sull’operatività dei fondi stessi: «si dovrebbe adottare - elenca Corbello - la contabilità commerciale, mentre oggi non c’è tale obbligo anche se le realtà più strutturate già usano quella delle società; si crea un problema di qualificare un eventuale avanzo di gestione; potrebbero esserci implicazioni con il regime dell’Iva per quanto riguarda le prestazioni erogate direttamente e i rimborsi».

Peraltro sussistono dubbi anche in merito all’operatività concreta del nuovo quadro normativo. Da una parte, infatti, il registro del terzo settore non è ancora realtà. Tuttavia, come rileva il presidente di Assoprevidenza, è stato precisato che i fondi di assistenza sanitaria non sono organismi del terzo settore e quindi «paradossalmente si potrebbe sostenere che le disposizioni sono effettive dal 1° gennaio di quest’anno. Si tratta di un rischio che va disinnescato».

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