Previdenza

L’Ape aziendale accompagna l’esodo

di Antonello Orlando e Matteo Prioschi

In seguito al decollo del simulatore informatico dell’Ape volontario messo a disposizione dall’Inps, i datori di lavoro del settore privato si stanno interrogando sulla materiale possibilità di intervenire a supporto dei dipendenti con l’Ape aziendale.

La flessibilità di questo strumento di esodo consiste nella sua modellabilità a seconda delle esigenze dell’impresa e del lavoratore. Quest’ultimo sceglie in autonomia quando andare in Ape volontario e per quale importo, all’interno della forbice comunicata da Inps, e al contempo si accorda con il datore di lavoro che verserà dei contributi aggiuntivi. L’intesa non richiede alcun intervento sindacale ed è siglata quale accordo individuale in forma libera, a condizione che contenga gli elementi elencati nella circolare Inps 28/2018.

La quantità di contributi (a partire dal minimo stabilito dall’articolo 1, comma 172 della legge di bilancio 2017) può temperare o neutralizzare completamente il peso delle rate di restituzione che per vent’anni saranno trattenute da Inps una volta terminato il periodo di fruizione dell’Ape volontario (con gli effetti esemplificati nel calcolo allegato a questo articolo).

Le alternative

L’Ape aziendale deve essere preso in considerazione raffrontandolo con almeno altre due alternative.

Nel caso di dipendenti di età inferiore a 63 anni o che comunque distino pochi anni dalla pensione anticipata c’è la possibilità di risolvere il rapporto di lavoro con una risoluzione consensuale (in base all’articolo 7 della legge 604/1966 o all’articolo 6 del Dlgs 23/2015 per gli assunti secondo la disciplina delle tutele crescenti) che dia diritto a Naspi per massimo 24 mesi con la relativa copertura contributiva figurativa.

Per chi non riesce a raggiungere la pensione anticipata entro il periodo di copertura contributiva dell’indennità di disoccupazione può essere presa in considerazione l’ipotesi di conferire un’incentivazione all’esodo che sia utilizzata per il versamento dei contributi volontari, con l’extra-costo rappresentato dal necessario allordamento fiscale rispetto all’imposizione a tassazione separata su tale cifra.

In alternativa si può ipotizzare di chiudere il rapporto di lavoro dipendente e accompagnare il lavoratore alla pensione di anzianità contributiva attraverso un rapporto autonomo o parasubordinato che non interferisca con eventuali quote retributive della pensione maturate nel Fondo pensione lavoratori dipendenti, grazie alle novità introdotte dal nuovo cumulo contributivo (si veda la circolare Inps 60/2017).

Per quei dipendenti che, invece, non hanno grandi anzianità contributive e hanno almeno 63 anni di età, l’Ape aziendale - il cui costo è deducibile per l’impresa - si configura almeno fino al 2019 come uno strumento da valutare all’interno delle politiche di esodo.

Il simulatore

Quanto al simulatore dell’Inps, un punto di criticità già evidenziato (si veda «Il Sole 24 Ore» del 14 febbraio) è che si parte dalla pensione lorda e si arriva alla rata netta da restituire nei primi 20 anni di pensionamento. Però l’Inps non fornisce mai la pensione netta, che è il valore più importante per il futuro pensionato.

Ma oltre a ciò sono stati rilevati degli errori, come hanno evidenziato i tecnici che hanno curato il dossier Ape per la Presidenza del Consiglio dei ministri. In particolare, il sistema di calcolo degli interessi non è allineato a quanto indicato negli accordi quadro tra i ministeri dell’Economia e del Lavoro da una parte e Ania e Abi dall’altra. L’errore sta nella conversione del tasso di interesse da annuale a mensile, con la conseguenza che il costo complessivo dell’operazione indicato nel simulatore è più elevato di circa lo 0,5 per cento. Lo stesso errore affligge il calcolo della rateizzazione di un eventuale debito erariale da considerare per determinare l’importo massimo di Ape richiedibile. A questo riguardo, inoltre, viene utilizzato un tasso di interesse diverso da quello previsto negli accordi quadro.

Infine, nei primi giorni di funzionamento, a fronte di una durata di Ape di 24 mesi, il simulatore restituiva un valore di anticipo massimo pari all’80% della pensione netta, invece dell’85% come previsto dall’Inps stesso nella circolare 28/2018. In modo analogo, a fronte di una durata di 36 mesi, l’importo massimo era del 75% invece che dell’80%. Questi due errori sono stati già corretti, senza comunicazioni ufficiali.
L’esempio

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