Previdenza

Professionisti già a quota 100 ma nessuno lascia davvero

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

Per i professionisti dell’area legale ed economica la «quota 100» in materia di pensioni è già realtà. Da anni e senza bisogno di manovre. Anzi, molti di loro sono attestati persino a quota 98 o 99 come somma di età e anni di contribuzione necessari per un’uscita anticipata dal lavoro.

Ma rispetto alla quota 100 che il Governo sta per introdurre per i dipendenti Inps c’è una differenza decisiva: per molti professionisti l’assegno della pensione anticipata non implica lo stop al lavoro.

Fatta eccezione per gli avvocati, infatti, commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro possono andare in pensione prima senza doversi cancellare dall’Albo. E possono quindi continuare a lavorare, peraltro cumulando pensione e reddito senza alcun “tetto”.

Si spiega così il successo della pensione di anzianità (per i commercialisti la cosiddetta vecchiaia anticipata e per i ragionieri pensione anticipata) rispetto al tradizionale assegno di vecchiaia che si raggiunge intorno ai 68 anni. Prendiamo i commercialisti: proprio quest’anno il numero delle pensioni di anzianità (2.456) ha superato quelle di vecchiaia (2.412). Ma tra questi pensionati ben l’82% è ancora attivo.Nei consulenti del lavoro la spesa per l’anzianità vale il 25% di quella per vecchiaia. Inoltre, «i 40 anni di anzianità si possono raggiungere senza limiti in termini di riscatto e ricongiunzione - spiega il presidente Enpacl Alessandro Visparelli - ma di fatto consulente del lavoro si resta per tutta la vita». Con buona pace della staffetta generazionale, che, secondo il Governo è alla base di quota 100 per i dipendenti. In molti scelgono di rimanere in studio sia perché possono gestire i tempi di lavoro in autonomia, sia perché sono proprio nella fase più matura della carriera e del reddito.

L’incidenza dell’anzianità tende a diminuire per i ragionieri e gli avvocati. Nel primo caso l’assegno anticipato rappresenta il 19% della spesa delle pensioni di vecchiaia, mentre per gli avvocati si scende a poco meno del 5 per cento: a fronte di quasi 14mila assegni di vecchiaia la Cassa forense ha erogato 1.326 pensioni di anzianità. Ma, appunto, chi va in quiescenza anticipata deve cancellarsi dall’Albo.

Le regole
Per i commercialisti l’anticipo può scattare con 40 anni di contributi (senza limiti di età) o con 38 e 61 anni di età (a quota 99, quindi), rispetto ai 68 anni ordinari.  «Non sono previste penalizzazione sull’assegno - precisa il direttore di Cnapdc, Fabio Angeletti - chiunque ha versamenti prima del 2004 accede al calcolo misto, contributivo solo per i versamenti post 2004, sia nel caso di pensione di vecchiaia che di anzianità».

I consulenti del lavoro sono a quota 98 (60 anni di età e 38 di contributi), solo se si cancellano dall’Albo. L’opzione più gettonata è a quota 100 (60+40) senza alcuna penalizzazione: né sull’assegno percepito, né sul reddito.

Per i ragionieri la pensione anticipata si può percepire con 63 anni e 4 mesi di età (che saliranno a 63 anni e 9 mesi il prossimo anno) e almeno 20 anni di contribuzione. Dopo la riforma di novembre 2013 l’assegno è, però, calcolato interamente con il metodo contributivo. E questo rappresenta un disincentivo, tant’è che negli ultimi anni le richieste di pensione anticipata sono andate via via calando: nel 2016 (ultimo anno di cui si dispongono i dati) le uscite anticipate sono state 3, contro le 145 pensioni di vecchiaia. «La spesa per gli assegni anticipati - spiega Giuseppe Scolaro, vicepresidente della Cassa - è comunque significativa perché i ragionieri che in passato hanno fatto tale scelta si trovavano in una posizione reddituale favorevole e hanno potuto beneficiare del calcolo misto, retributivo e contributivo».

Gli avvocati possono lasciare prima il lavoro se hanno 61 anni di età e almeno 39 di contributi. Si tratta di requisiti più rigorosi rispetto a quelli previsti in precedenza, quando bastavano 58 anni di età e almeno 35 di contributi. La soglia si alzerà ancora dal primo gennaio 2020, quando le nuove regole andranno a regime: da quel momento occorreranno 62 anni di età e almeno 40 di contribuzione. L’innalzamento dell’età pensionabile ha reso ancora più favorevole il rapporto tra iscritti e pensionati, «complice anche il fatto - sottolinea Nunzio Luciano, presidente della Cassa forense - che la media di coloro che svolgono la professione e non sono ancora pensionati è aumentata».

A chi vanno gli assegni

A chi vanno gli assegni

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©