Previdenza

«Potrebbe essere la via d’uscita per molti tavoli di crisi al Mise»

di I.Ve.

«Il fenomeno del workers buyout ha potenzialità di sviluppo molto più ampie di quelle registrate fin qui, perché riesce a rispondere all’esigenza di salvaguardare asset e competenze aziendali, coniugando efficienza e uguaglianza, una capacità rara che non hanno altri strumenti di politica economica per l’uscita da situazioni di crisi. Sta dimostrando di funzionare bene e se non si diffonde è perché non è mai stato misurato, valutato, discusso e comunicato adeguatamente. Penso invece che potrebbe offrire vie d’uscita a molti dei 140 tavoli di crisi aperti a Roma e ai problemi di passaggio generazionale di cui soffre l’imprenditoria italiana».

Fabrizio Barca, l’economista torinese con un passato di presidente del Comitato per le Politiche territoriali dell’Ocse e di ministro per la Coesione territoriale nel governo Monti, oggi si sta occupando di Wbo attraverso il Forum Disuguaglianze e Diversità. Progetto presentato un anno fa, di cui Barca è stato tra i promotori, che vede la partecipazione di otto organizzazioni di cittadinanza attiva e che ha lo scopo di offrire proposte concrete per risolvere la crescente disparità di ricchezza nella piramide sociale italiana.

«Le capacità imprenditoriali non si ereditano - sottolinea Barca - così come non sono molte le imprese italiane di dimensioni e profilo tali da poter essere di interesse di fondi di M&A e di investitori internazionali. In questi casi workers e management buyout (due soluzioni che spesso si incrociano e sovrappongono) possono essere la strada giusta per selezionare teste e mani adatte alla continuità aziendale, garantendo dall’interno le competenze necessarie ed evitando sia disperso know-how». Questo è l’aspetto di efficienza garantito dai Wbo, cui si somma un effetto di equità lavorativa e di redistribuzione della ricchezza, in una logica di compartecipazione organizzativa e strategica dei lavoratori che sempre più sta prendendo piede anche al di fuori del modello mutualistico cooperativo, come confermato dal recente accordo sulle relazioni industriali firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. «In una società glocal dove i mercati chiedono prodotti sempre più diversificati è strategico avere in azienda lavoratori skilled con responsabilità di gestione», sottolinea l’economista.

Eppure workers e management buyout restano un fenomeno di nicchia. Se da un lato il Forum Disuguaglianze e Diversità ha lanciato ora un progetto completo di analisi – econometrica e di indagine sul campo – per pesare pro e contro dello strumento Wbo (dal vantaggio per i lavoratori alla reale distribuzione delle decisioni e del potere di controllo), dall’altro lato restano resistenze nel sistema socio-economico. «La risoluzione di crisi aziendali attraverso la partecipazione dei lavoratori scompagina rituali sindacali – fa notare Barca – e disturba professionalità consolidate nella gestione delle crisi attraverso le procedure concorsuali. Come tutte le nuove strade che scardinano posizioni di rendita, non sempre sono in discesa».

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