Previdenza

Bolzano: «Non daremo l’assegno, meglio il nostro sistema sociale»

di Cl. T.

Il “malumore” dei territori verso il nuovo piano di rilancio delle politiche attive, previsto dal decretone che ha introdotto il reddito di cittadinanza, arriva fino a Bolzano. Dove la provincia autonoma, e con competenze primarie in materia, alza la voce, e pensa di non applicare la misura, ritenendo migliore il proprio sistema di protezione sociale.

A sollevare il tema è stato nei giorni scorsi l’assessore alle politiche sociali, Waltraud Deeg, che ha spiegato come i tecnici - anche ne l corso degli incontri a Roma - starebbero valutando eventuali forme di opposizione al reddito di cittadinanza (qualora invece si fosse obbligati a introdurlo, l’idea è quella di lasciar comunque liberi i cittadini altoatesini di optare per la prestazione che preferiscono).

Il confronto governo-autonomie territoriali è appena partito; e le parti stanno cercando di mettersi attorno a un tavolo per trovare una possibile sintesi. Anche ieri, in audizione in commissione Lavoro del Senato, le Regioni hanno ribadito la loro disponibilità a una leale collaborazione istituzionale (per far arrivare le somme nelle tasche dei cittadini aventi diritto); ma hanno anche chiarito di non voler accettare «pasticci o soluzioni improvvisate, con diversi aspetti di incostituzionalità».

«Noi abbiamo un solo interesse: l’esigenza che i disoccupati trovino davvero e presto un lavoro e che funzionino bene i servizi - ha dichiarato la coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro, Cristina Grieco -. Per questo abbiamo richiamato l’attenzione di governo e parlamento su tempi, risorse e personale. Stiamo ancora attendendo l’assunzione di 1.600 unità per i centri per l’impiego già stabilite dal precedente esecutivo. Siamo d’accordo sulle nuove 4mila assunzioni, ma non abbiamo ancora visto i decreti che ci consentano di bandire i concorsi».

Il nodo sono soprattutto i 6mila “navigator”, selezionati da Anpal Servizi. «Qui vogliamo capire in che modo interagiranno con i Cpi, in quali sedi lavoreranno e a chi dovrebbero rispondere - aggiunge Grieco -. Mi sembrano preoccupazioni legittime che meritano i necessari chiarimenti. Bisogna procedere e andare avanti in modo ordinato, secondo tempi che siano davvero rispettabili, cercando di non fare il passo più lungo della gamba».

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