Previdenza

Via libera su Nori vice di Tridico all’Inps

di Davide Colombo

Dopo tre settimane di stallo s’è chiusa la querelle delle nomine di vertice all’Inps. L’ex direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, ha accettato l’incarico di vicepresidente al fianco dell’economista Pasquale Tridico, che nei prossimi quattro anni sarà invece il presidente. A questo punto il ministero del Lavoro e quello dell’Economia dovrebbero pubblicare il decreto di nomina dei due, il primo come sub-commissario e il secondo come commissario, in attesa della conversione in legge del decreto 4/2019, emendato per recepire nella nuova governance proprio la figura del vicepresidente.

La firma del decreto interministeriale serve per ripristinare subito il rappresentante legale dell’Istituto, figura venuta meno il 16 febbraio scorso con l’uscita di Tito Boeri. Un atto reso urgente dall’accumularsi di provvedimenti che altrimenti non possono essere firmati: dai Cud che vengono inviati ai pensionati per la dichiarazione dei redditi alla convenzione con i Caf e i patronati, fino alla variazione di bilancio necessaria per l’attuazione del reddito di cittadinanza, “quota 100” e le altre misure pensionistiche in proroga.

Mauro Nori,57 anni, una vita passata in Inps fino a diventare direttore generale dal 2010 al 2015, ha collaborato all’elaborazione di “quota 100” e degli altri provvedimenti pensionistici nella sua veste di consigliere legislativo del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Il super tecnico della previdenza, oggi in Corte dei conti come consigliere della sezione di controllo della Toscana, assumerà l’incarico come “fuori ruolo”. L’accettazione dell’incarico non sarebbe legata a precise deleghe, visto che queste saranno stabilite solo dopo l’insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione, composto oltreché dal presidente e dal vice, da altri tre consiglieri. Un passaggio atteso dopo l’appovazione definitiva della legge di conversione e che, a quel punto, riguarderà anche l’Inail, visto che la riforma della governance vale per entrambi gli istituti.

La partita a Montecitorio sulle modifiche al decretone entrerà nel vivo da oggi nelle Commissioni Lavoro e Affari costituzionali con la votazione degli emendamenti. Sono intorno a 380 quelli che verranno votati entro venerdì prossimo, rispetto ai circa 800 depositati. Dopo la inammissibilità disposta dalle presidenze delle due Commissioni su 140 emendamenti per estraneità rispetto alle materie trattate dal Dl o perché carenti sotto il profilo delle coperture, e a seguito della richiesta di limitare il voto a un massimo di 500 proposte “segnalate” dai gruppi, si è scesi al numero di 380. Risultano, in particolare, destinati al voto 25 emendamenti del M5S, 40 della Lega, 99 del Pd, 95 di Fi, 49 di Fdi, 37 di Leu e 40 del Misto. L’approdo in Aula del testo è previsto per il 18 marzo ma è sempre probabile che i tempi s’allunghino. Non a caso il “sì” finale dell’Aula del Senato, dove il Dl dovrà necessariamente tornare per un ultimo passaggio, è stato calendarizzato tra il 26 e il 28 marzo a ridosso della scadenza (29 marzo).

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