Previdenza

Più controlli e meno navigator per il reddito

di Giorgio Pogliotti

Crescono i controlli anti furbetti. Criteri di accesso più favorevoli per le famiglie con componenti con disabilità gravi o non autosufficienti. Navigator dimezzati nei centri per l’impiego. Per i dipendenti pubblici in pensione con “quota 100” l’anticipo del Tfs sale a 45mila euro.

Sono alcune delle modifiche apportate durante l’esame parlamentare del Dl su reddito di cittadinanza e “quota 100” che ieri, con 291 voti favorevoli e 141 contrari (14 astenuti) ha superato l’esame alla Camera, e tornerà al Senato per la conversione in legge, prima della scadenza del 29 marzo. Nel testo ormai definitivo, le modifiche hanno rafforzato i controlli e le misure anti frode. I componenti già facenti parte di un nucleo familiare continuano a farne parte ai fini Isee anche a seguito di variazioni anagrafiche, se risiedono nella stessa abitazione. Per i genitori separati dopo il 1° settembre 2018 il cambio di residenza deve essere certificato da verbale polizia locale. Si assumono 100 ispettori della Guardia di finanza e si assegnano all’Ispettorato nazionale del Lavoro 65 carabinieri. Tra i requisiti d’accesso resta il limite di 6mila euro per il patrimonio finanziario (crescente in base alla composizione del nucleo) che viene incrementato di ulteriori 7.500 euro per ciascun componente con disabilità grave o non autosufficiente (dai precedenti 5mila) la cui presenza si traduce in un aumento del sussidio fino a 50 euro al mese. Per le stesse famiglie è stato rivisto il requisito anagrafico per la pensione di cittadinanza, concessa anche se il componente di 67 anni conviva esclusivamente con una o più persone in disabilità grave o non autosufficiente di età inferiore. La pensione di cittadinanza potrà essere anche pagata in contanti.

La Camera ha anche recepito l’accordo Governo-Regioni dimezzando l’assunzione di navigator da 6mila a 3mila nei centri per l’impiego, dove saranno ammessi ai Patti per il lavoro non solo i poveri disoccupati, ma anche i cosiddetti “working poor”. Chi ha presentato la domanda tra l’entrata in vigore del Dl e la conversione in legge avrà sei mesi per integrare la documentazione in base ai nuovi requisiti.

Lo sgravio da 5 a 18 mensilità riconosciuto alle imprese che pubblicano i posti vacanti sulla piattaforma dedicata e assumono un percettore del Rdc a tempo pieno e indeterminato è riconosciuto anche ai contratti di apprendistato, sempre a condizione che si realizzi un incremento occupazionale. Viene fissato un limite temporale di 36 mesi, entro il quale se l’impresa licenzia il lavoratore, dovrà restituire il beneficio. Le sanzioni incrementate del 20% contro il lavoro nero di stranieri irregolari e minori sono estese all’impiego sommerso dei beneficiari del reddito. L’erogazione del reddito o della pensione di cittadinanza verrà sospesa a chi ha subito una misura cautelare personale o una condanna «anche con sentenza non definitiva».

Tra le novità, saltano i limiti d’età (45 anni) per il riscatto agevolato della laurea, ma resta confermato il “paletto” temporale del 1996 per avere la detrazione del 50%. Per i dipendenti pubblici in pensione con “quota 100” l’anticipo del Tfs sale a 45mila euro (da 30mila), potrà essere richiesto anche dagli statali in pensione prima del 29 gennaio. A chi svolge attività gravose per l’accesso all’Ape social e alla pensione anticipata con 41 anni di contributi non servirà più aspettare la finestra di 3 mesi. Respinto l’emendamento della Lega per ampliare la platea di associati all’Inpgi, includendo dal 2020 i comunicatori pubblici e privati, ma il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha convocato per oggi un tavolo con le casse previdenziali.

«Abbiamo riconsegnato la dignità a milioni di italiani troppo a lungo abbandonati» commenta il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi (M5S) che cita «quasi 100mila domande di cittadini per sottrarsi alla legge Fornero e oltre 600mila domande di reddito di cittadinanza in meno di venti giorni». Dall’opposizione Renata Poverini (Fi) parla di «provvedimento confuso, che non aiuta a contrastare la povertà, perché i veri poveri non godranno del reddito di cittadinanza».

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