Previdenza

Inps: decreto dignità, boom di stabilizzazioni

di Claudio Tucci

Il decreto dignità e i suoi effetti sul mercato del lavoro, continuano a far discutere. All’indomani del dato diffuso da Assolavoro (nei primi sei mesi di vigenza del provvedimento si sono persi 39mila occupati per via del crollo dei contratti in somministrazione), a intervenire è il presidente dell’Inps, l’economista Pasquale Tridico, che parla di «numeri incompleti» sottolineando, invece, un «aumento complessivo degli occupati, per effetto della forte crescita delle stabilizzazioni legate all’applicazione del Dl 87». I numeri che l’Inps ha inviato a questo giornale - pubblicati in allegato a questo articolo - riportano le sole attivazioni di tutte le tipologie negoziali, confrontando un arco temporale “a cavallo” rispetto al decreto dignità (luglio 2018), vale a dire primo trimestre 2019 - primo trimestre 2018 (Assolavoro ha preso in esame, invece, sempre le attivazioni, ma su un periodo diverso, luglio-dicembre 2018).

Ebbene, in base agli ultimi dati aggiornati dall’Inps, emerge che le assunzioni a termine hanno subito un calo del 6% pari a circa 48mila contratti in meno (nel confronto tendenziale). Al tempo stesso, le assunzioni stabili, cioè con un rapporto a tempo indeterminato, nel medesimo arco temporale, sono salite di 52mila unità, di fatto bilanciandosi. A crescere del 78,3% rispetto al primo trimestre 2018 sono state in particolare le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a tempo, pari, in valori assoluti, a 98mila contratti in più. Il risultato di questi andamenti contrattuali evidenzia, è scritto nel report Inps, «un saldo positivo di 102mila occupati».

Sempre nella nota predisposta dall’Istituto nazionale di previdenza, si fa presente, poi, che la riduzione delle assunzioni a tempo determinato (-48mila contratti) «non sembra aver determinato un aumento del tasso di disoccupazione nel 1° trimestre 2019. Infatti, come rilevato dall’Istat nella nota sul mercato del lavoro 1° trimestre 2019, sia la variazione congiunturale del tasso di disoccupazione che quella tendenziale è negativa, e pari rispettivamente a -0,2 e -0,5».

A completezza di informazione, oltre alle attivazioni contrattuali, andrebbero considerate anche le cessazioni dei rapporti di impiego (una spia del turn-over tra i lavoratori precari). Qui l’ultimo aggiornamento Inps è datato maggio 2019. Il saldo tra attivazioni e cessazioni di tutte le tipologie negoziali sempre nei primi tre mesi dell’anno è risultato pari a +342.935 contratti. Nello stesso periodo 2018 la variazione netta era stata più alta: +405.643. In altre parole, considerando le cessazioni, e guardando, pertanto, ai saldi effettivi, con l’aggiornamento di maggio 2019 si è registrata una contrazione dei nuovi rapporti pari a 62.708 unità. Su questo dato pesa il forte calo dei contratti a termine, in somministrazione e stagionali proprio per effetto dei vincoli introdotti dal decreto dignità in una fase di incertezza economica, compensato solo in parte dall’aumento dei nuovi contratti a tempo indeterminato. Resta confermato, invece, anche nell’aggiornamento di maggio 2019, il forte boom delle trasformazioni: 218.623 nel primo trimestre 2019 contro le 124.571 dello stesso periodo 2018, con una variazione positiva di oltre 94mila contratti, trainata dal Dl 87/2018.

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Contratti a confronto

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