Previdenza

Sei mesi di reddito di cittadinanza: occupati a quota zero e crescono gli inattivi

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Perché nelle statistiche dell’Istat i disoccupati non aumentano, visto l’elevato numero (oltre due milioni) di persone che si sono riattivate, iniziando a percepire il reddito di cittadinanza?

Ad agosto, dopo 5 mesi, sono tornati a salire gli inattivi (+73mila unità); e l’occupazione è rimasta stabile, dopo il calo di luglio, complice, certo, anche la situazione economica di stagnazione e la stretta su contratti a termine e in somministrazione operata dal decreto dignità. Fatto sta che, da Nord a Sud, nessuno dei primi 704mila beneficiari del reddito di cittadinanza considerati “occupabili”, a sei mesi dall’avvio della misura, ha ancora firmato un contratto di lavoro. Queste persone stanno ricevendo chiamate ed sms da parte dei centri per l’impiego, e nel 30-40% dei casi non stanno neppure rispondendo alle convocazioni. Insomma, la «Fase 2» del reddito di cittadinanza, quella che doveva segnare il decollo delle politiche attive, non sta, al momento, dando i risultati sperati.

Il nostro viaggio nei territori lo conferma. «Non era difficile prevedere una partenza così, lo abbiamo fatto presente in tutte le sedi istituzionali, tecniche e politiche – spiega l’assessore al Lavoro Melania Rizzoli (Lombardia) – . Da noi la risposta è migliore che nel resto d’Italia perché abbiamo un sistema rodato e perché non abbiamo aspettato i navigator per rafforzare la rete degli operatori. Abbiamo una rete già diffusa e costruita sulla compresenza del pubblico e del privato. Tuttavia, anche in Lombardia le difficoltà non mancano: i contatti dei beneficiari, le criticità del sistema informativo, l’applicazione della condizionalità. Siamo stati tra le prime regioni ad applicarla, ma i nuovi parametri la rendono ancora più complessa in un incrocio tra percettori e non percettori di Rdc mai chiarito».

Gli assessori al lavoro hanno chiesto un incontro al ministro Catalfo sulle criticità. «Bisogna rimetter mano allo strumento – aggiunge la coordinatrice degli assessori regionali, Cristina Grieco (Toscana) – individuare le criticità per correggerle. È troppo alto il limite di retribuzione di un’offerta di lavoro considerata congrua, 858 euro sono troppi rispetto alle retribuzioni medie percepite dai lavoratori. Inoltre serve un’interpretazione uniforme per tutte le regioni sulle sanzioni a carico dei percettori del Rdc che non partecipano o non si presentano».

Il pressing è trasversale. È il caso del Veneto, dove stanno arrivando gli sms di convocazione a 11mila percettori del Rdc, tra questi 4mila erano finora sconosciuti alle banche dati dei centri per l’impiego. «Va rafforzato il meccanismo di condizionalità – sottolinea l’assessore al lavoro Elena Donazzan – per evitare che i percettori del Rdc siano impegnati nel sommerso. Molti operatori questa estate si sono lamentati di non aver trovato personale nel settore turistico e alberghiero. Di fronte ad un’offerta di lavoro stagionale va interrotto automaticamente il sussidio, ed erogato nuovamente al termine del lavoro».

Il problema della difficile ricerca di personale è presente anche in Campania. «Aziende conserviere, aziende di lavorazione delle pelli, impianti sportivi ed altre strutture a carattere stagionale stanno soffrendo perché non trovano lavoratori – chiosa l’assessore al Lavoro Sonia Palmeri –. Come avevamo ampiamente previsto i dati ci raccontano che il Rdc risulta come una misura esclusivamente assistenziale».

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