Previdenza

Spettacolo, reddito di continuità in arrivo per 300mila lavoratori

di Andrea Biondi

Un “sostegno economico temporaneo” per supplire alla natura discontinua del lavoro nel mondo dello spettacolo; l’adeguamento (e ampliamento) delle tutele in caso di maternità o malattia; l’innalzamento della retribuzione giornaliera; una riduzione del numero di giornate necessarie per maturare il diritto alla pensione ora fissato in 120; un “bonus contributivo” per mettere in pari, dal punto di vista della maturazione della pensione, i lavoratori dello spettacolo per gli anni 2020 e 2021.

Per i lavoratori di un mondo dello spettacolo fortemente piegato dall’emergenza Covid è in dirittura d’arrivo un intervento da parte del Governo che, nei fatti, punta a disegnare un nuovo sistema di welfare per questo comparto.

Dovrebbe essere pronto in una quindicina di giorni il disegno di legge, collegato all’ultima legge di Bilancio, in materia di spettacolo e disposizioni per la tutela dei lavoratori del settore. Il Ddl sarà presentato congiuntamente dai ministeri della Cultura e del Lavoro. E il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, en passant ne ha parlato domenica scorsa durante la puntata di “Mezz’ora in più” condotta da Lucia Annunziata su Rai 3.

Un primo giro di consultazioni delle associazioni del settore è stato portato a termine. Ora, il testo del provvedimento a quanto risulta al Sole 24 Ore è alle ultime limature e dopo un altro breve giro di tavolo dovrebbe approdare in Parlamento. In discussione, come detto, ci sono misure a favore di lavoratori del mondo dello spettacolo ai quali la pandemia ha inferto un colpo durissimo. Gli stop produttivi hanno messo a nudo tutta la precarietà del sistema. E quei 419 colpi inferti sui bauli – a segnalare i giorni di stop del mondo dello spettacolo a causa della pandemia – durante un flash mob ad aprile in Piazza del Popolo a Roma rappresentano l’emblema della necessità di tenere i riflettori accesi sul settore. Un grido di dolore che dal palco del Primo maggio è inevitabilmente risultato smorzato, con il caso Fedez a catalizzare l’attenzione.

Tutto nasce dal lavoro di un tavolo istituito dal ministero della Cultura il 24 marzo 2021 e che ha preso spunto da due cose: dalla appena conclusa indagine conoscitiva in materia di lavoro e previdenza disposta dalle Commissioni riunite VII (Cultura, scienza e istruzione) e XI (Lavoro pubblico e privato) della Camera e, in secondo luogo, dagli otto Ddl depositati in Parlamento su questa materia.

Le misure, si legge nel documento esplicativo seguito al primo giro di consultazioni, «si applicano ai soggetti iscritti al Fondo pensioni dei lavoratori dello spettacolo (Fpls)». Va detto che l’ultimo adeguamento delle figure professionali nel mondo dello spettacolo è avvenuto nel 2005. Da allora i cambiamenti nel comparto sono stati enormi, anche in chiave di professionalità richieste. Un adeguamento dell’ambito di applicazione è quindi previsto, ma il novero dei lavoratori interessati dovrebbe attestarsi attorno alle 300mila unità.

In questo quadro prende forma l’idea di un reddito di continuità. O, per dirlo con le stesse parole del documento, di un «sostegno economico temporaneo per i lavoratori dello spettacolo, al fine di supportare un settore dove il rapporto di lavoro è strutturalmente discontinuo, così da contrastare il fenomeno dell’abbandono, valorizzando al contempo il fisiologico bisogno di formazione permanente tipica dei settori creativi». Dovrebbe partire dall’1 gennaio 2022 e potrebbe essere riconosciuto anche per i lavoratori subordinati, entro il limite di reddito complessivo da decidere, ma che alcune associazioni avrebbero individuato in 50mila euro. Il sostegno, si legge ancora «potrebbe riconoscersi per un numero di giornate equivalente a quello accreditato al Fpls nei dodici mesi precedenti la richiesta dell’indennità, per un massimo di 312 giornate».

Una parte importante del Ddl, ma che potrebbe anche essere espunta per finire “anticipata” con il dl Sostegni bis, sta infine nel bonus contributivo per gli anni 2020 e 2021. Il tutto prenderebbe la forma di una riduzione di due terzi dei contributi giornalieri richiesti «quale requisito dell’annualità di contribuzione ai fini del diritto alle prestazioni pensionistiche» pari a 120 o 260 giorni, a seconda della prestazione. Con il bonus verrebbe poi «accreditato figurativamente un numero di giornate fino a concorrenza della media annua delle tre annualità relative alle giornate annue accreditate a qualsiasi titolo presso il Fpls nel triennio 2017-2019».

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