Previdenza

Inps: anticipo contributivo a 63-64 anni per la pensione

di Marco Rogari

Il prolungamento al 2026 dell’Ape sociale in versione estesa a nuove categorie di lavori “usuranti”, come suggerito dalla Commissione tecnica sui lavori gravosi, richiederebbe risorse per oltre un miliardo nei prossimi tre anni per poi arrivare a un maggiore onere di 805 milioni nel 2026. A fornire la quantificazione dei costi di una delle misure sul tavolo del governo per il “dopo Quota 100” è stato ieri il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso di un’audizione alla commissione Lavoro della Camera. Una misura che potrebbe essere affiancata da un altro intervento per attutire dal 2022 il ritorno integrale al regime introdotto dalla riforma Fornero (assorbendo anche alcuni dei provvedimenti adottati negli anni precedenti): l’anticipo della sola parte contributiva della assegno a partire dai 63-64 anni d’età con almeno 20 anni di versamenti.

Una sorta di Ape contributiva che emerge dalla proposta dello stesso presidente Tridico, sulla falsariga di quella già lanciata nei mesi scorsi. E proprio a questa ipotesi starebbe guardando con attenzione il governo. Anche perché si tratta di un’opzione «sostenibile», come l’ha definita Tridico, per i conti pubblici. Il costo sarebbe di circa 450 milioni nel 2022, per poi salire a 935 nel 2023 e arrivare di poco superiore agli 1,1 miliardi nel 2024 e nel 2025. Maggiori oneri che sarebbero poi compensati da risparmi di spesa superiori ai 500 milioni l’anno a partire dal 2028.

Secondo le proiezioni dell’Inps, ad usufruire di questo strumento potrebbero essere 50mila lavoratori il prossimo anno per poi salire a 66mila nel 2023. Il requisito di 63-64 anni d’età necessario per accedere all’anticipo della sola quota contributiva dell’assegno sarebbe adeguato alla speranza di vita. L’Inps vincola la proposta alla maturazione di una quota contributiva di trattamento di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale.

La pensione completa, compresa l’eventuale fetta retributiva, verrebbe erogata al raggiungimento della “soglia” di vecchiaia, mentre il trattamento anticipato sarebbe parzialmente cumulabile con redditi da lavoro dipendente e autonomo. L’Inps sostiene che si potrebbero prevedere anche «meccanismi di staffetta generazionale, legati anche a part time».

Tridico si è detto favorevole all’ipotesi di riscatto gratuito della laurea, che però richiederebbe dai 4 ai 5 miliardi l’anno. E ha ricordato che l’opzione Quota 41 (uscita al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica), cara ai sindacati, avrebbe un forte impatto sui conti (oltre 4,3 miliardi nel 2022 con un picco di 9,7 miliardi negli anni successivi). Anche se la Cgil contesta questa quantificazione. Sempre i sindacati hanno chiesto al governo di sterilizzare subito gli effetti negativi che la caduta del Pil del 2020 avrà sulla rivalutazione del montante contributivo. Da una nota diramata dal ministero del Lavoro sulla base delle stime Istat è infatti emerso che il tasso medio annuo composto di variazione del Pil nominale tra il 2016 e il 2020 è stato negativo per cui il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo per il 2021 sarà inferiore a uno.

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