Previdenza

Addio a bonus e detrazioni: ecco quanto vale il nuovo aiuto

di Michela Finizio

Il più grande riordino mai realizzato delle misure di sostegno per le famiglie prenderà forma, in concreto, da marzo 2022 con l’introduzione del nuovo assegno unico. Il contributo “universale” per i figli, quindi, diventerà presto realtà per circa sette milioni e mezzo di nuclei familiari in seguito all’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri di ieri, del decreto legislativo che ne definisce i contorni e le modalità attuative.

È la prima volta che una misura unica, modulata in modo progressivo in base all’Isee del nucleo familiare (l’indicatore della situazione economica), si rivolge a tutti i genitori per ciascun figlio, dal settimo mese di gravidanza e fino al 21° anno.

Il nuovo aiuto andrà a sostituire i tanti bonus per la genitorialità introdotti negli ultimi anni per combattere il calo demografico, come il premio alla nascita e il bonus bebé, che verranno già cancellati già a partire dal 1° gennaio. Da marzo, inoltre, l’assegno prenderà il posto anche delle detrazioni fiscali per i figli a carico (resteranno attive quelle per gli over 21) e degli assegni al nucleo familiare attualmente in vigore, sia quelli introdotti alla fine degli anni 80 e basati sul reddito familiare, sia quello temporaneo introdotto a luglio 2021 per autonomi e partite Iva prima esclusi dalle prestazioni in vigore.

Le tempistiche

Saranno cruciali le tempistiche dell’operazione di riordino: l’assegno unico sarà in vigore dal mese di marzo a febbraio dell’anno successivo e le famiglie avranno due mesi di tempo nel 2022 (gennaio e febbraio) per ottenere l’Isee aggiornato in corso di validità su cui definire gli importi.

La domanda all’Inps potrà quindi essere inviata dal 1° gennaio 2022: l’istituto avrà la regia dell’operazione, mentre saranno Caf e patronati a raccogliere le istanze, al netto di quei nuclei che riusciranno a presentare la pratica autonomamente in via telematica o magari a ottenere l’Isee tramite procedura precompilata online.

Anche se ci sarà tempo fino a giugno 2022 per fare domanda senza perdere gli arretrati dal mese di marzo, bisognerà evitare che qualcuno, non riuscendo a fare domanda in tempo, subisca nei primi mesi un effettivo calo dei redditi dovuto alla cancellazione di detrazioni e assegni in busta paga, senza poter ancora fruire del nuovo assegno.

Gli importi

Tutte le famiglie che si collocano sotto i 15mila euro di Isee (circa il 50% del totale secondo le stime del Governo) otterranno gli importi massimi, che scenderanno in modo progressivo al crescere dell’indicatore della situazione economica fino al tetto di 40mila euro di Isee oltre il quale è previsto un importo minimo garantito a tutti, pari a 50 euro per figlio minore. Nessuna famiglia, dunque, resterà fuori dal contributo: l’importante sarà presentare domanda a partire da gennaio e chi non vorrà farsi “fotografare” dall’Isee potrà comunque godere dell’importo minimo che viene attribuito oltre i 40mila euro di Isee.

L’assegno verrà riconosciuto anche per i figli tra 18 e 21 anni, ma con un importo ridotto (da 85 euro sotto i 15mila euro di Isee a 25 euro sopra i 40mila) e a patto che i ragazzi studino, facciano tirocini con redditi minimi o siano impegnati nel servizio civile universale.

Sono previste, inoltre, una serie di maggiorazioni, ad esempio tra i 15 e gli 85 euro a figlio in base all’Isee dal terzo figlio in poi oppure per i figli disabili (in base alla gravità). Per le famiglie numerose (con quattro figli o più) è prevista un’ulteriore maggiorazione forfettaria da 100 euro al mese.

Se entrambi i genitori lavorano e l’Isee è basso, inoltre, si avranno altri 30 euro in più, che si azzerano oltre i 40mila euro di Isee: così si intende evitare il paradossale effetto indiretto di disincetivo per le madri lavoratrici. Una maggiorazione ad hoc (20 euro al mese indipendentemente dall’Isee), infine, andrà alle giovanissime mamme under 21.

Gli esempi

Basta fare qualche esempio per capire quanto spetterà, anche se ogni singolo caso va “calcolato” in modo puntuale: un nucleo con Isee fino a 15mila euro riceverà 175 euro al mese con un figlio, 350 con due, 610 con tre e 970 con quattro che diventano 1.090 euro al mese se entrambi i genitori lavorano (30 euro per 4 figli, 120 euro in più).

I nuclei che superano 40mila euro di Isee invece riceveranno 50 euro al mese con un figlio, 100 con due, 165 con tre e 330 con quattro. Anche in questo caso vanno aggiunti i 20 euro a figlio se la mamma ha meno di 21 anni, mentre non opera la maggiorazione per entrambi i genitori lavoratori.

Le famiglie con figli disabili,purché sempre a carico, riceveranno l’assegno unico senza limiti di età dei figli. Per i minorenni si riceveranno 105 euro al mese in più in caso di non autosufficienza, 95 in caso di disabilità grave e 85 in caso di disabilità media. In presenza di maggiorenni, all’importo “base” previsto tra i 18 e i 21 anni, andranno aggiunti 50 euro al mese, mentre oltre i 21 anni si continuerà a ricevere un assegno in base all’Isee che andrà da 85 a 25 euro al mese.

La compensazione

Un’ultima maggiorazione, infine, è stata prevista per scongiurare il rischio che qualcuno, con il passaggio al nuovo assegno, possa essere penalizzato rispetto a quanto prende oggi. Per evitare il rischio - secondo le stime limitato a pochi casi, non più di 400mila famiglie, pari al 5% di quelle coinvolte - è stata prevista una maggiorazione transitoria, fino al 2025, che andrà ad aggiungere all’importo dell’assegno unico la differenza rispetto a un “valore teorico” (definito dalle tabelle allegate al decreto) derivante dalla somma delle attuali detrazioni fiscali e assegni al nucleo percepiti da entrambi i genitori. Questa compensazione però sarà garantita solo alle famiglie con Isee inferiore a 25mila euro e già beneficiarie degli assegni al nucleo familiare.

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