Previdenza

La più grave delle emergenze sociali

di Maurizio Del Conte

Se il futuro di un paese dipende dalla spinta delle nuove generazioni, in Italia dovremmo iniziare a considerare il crescente fenomeno dei Neet come la più grave delle emergenze sociali. È da oltre un quarto di secolo che il nostro paese registra un progressivo allontanamento dei giovani dai percorsi formativi superiori e dal lavoro, fino ai livelli record che registriamo oggi.

A partire dalla fine del secolo scorso, i numerosi governi che si sono succeduti hanno provato a introdurre misure di stimolo alla attivazione di ragazzi e ragazze. L’ultima è stata l'iniziativa promossa in sede europea con il nome di “youth guarantee”. Eppure, a conti fatti, gli sforzi sin qui prodotti non hanno prodotto i risultati attesi. E anche chi si era illuso di trovare una facile scorciatoia anticipando il pensionamento dei lavoratori più anziani, deve oggi riconoscere che quella manovra non ha portato alcun ricambio generazionale. Nel frattempo la pandemia ha spinto l'Europa a varare il piano “Next generation EU” che, già nel nome, sottolinea l’enfasi posta sul futuro dei giovani. Il governo italiano ha ricondotto l’iniziativa europea nel piano Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL) che, nel quadro di un potenziamento dei servizi per l’impiego, ha individuato alcune misure dedicate alla platea dei Neet, come la realizzazione di sportelli dedicati all’interno dei centri per l’impiego. Si tratta di misure certamente utili, ma nel complesso insufficienti per affrontare un fenomeno che riguarda, ormai, un quarto dei giovani italiani. Occorre un radicale cambio di approccio al problema. Perciò è necessario superare le resistenze anacronistiche di una ancora diffusa cultura gentiliana della scuola, che vede nel lavoro un elemento di corruzione della purezza educativa. Al contrario, occorre orientare e accompagnare i giovani mettendo in raccordo educazione, istruzione, formazione e lavoro. Non c’è da inventarsi molto. Investendo risorse e capitale politico nel sistema duale, la Germania ha dimezzato il tasso di inattività dei giovani in una decina di anni, proprio mentre nello stesso periodo, in Italia, si ingrossavano le file dei Neet. Occorre aiutare le scuole a fare bene l’alternanza, aiutandole con professionisti di orientamento e mercato del lavoro. Occorre disboscare la giungla della formazione professionale, investendo nelle istituzioni formative sulla base dei risultati raggiunti. Occorre rafforzare il sistema degli Its, incentivando le imprese a partecipare attivamente ai percorsi formativi. E occorre che il ministero dell’Università realizzi un monitoraggio continuo dei corsi di studio impartiti dagli atenei e ridefinisca il sistema dei finanziamenti, contrastando la proliferazione di precorsi utili più alle carriere dei professori che al futuro degli studenti. Tutto questo, tuttavia, presuppone che si riconosca, una volta per tutte, che i giovani sul divano ci stanno malissimo e che dallo Stato non si aspettano né miracoli né mancette, ma strumenti utili per costruirsi un percorso professionale di soddisfazione.

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