Previdenza

La cassa ordinaria torna a crescere sotto la spinta di guerra e caro energia

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

La guerra tra Russia e Ucraina, con i rincari del prezzo dei beni energetici e le difficoltà di reperimento di materie prime e componenti inizia a vedersi anche sul fronte della richiesta di cassa integrazione da parte delle imprese. A marzo, dopo mesi di cali continui, sono tornate a salire le ore di Cig ordinaria (termometro delle difficoltà congiunturali legate alla scarsità di materie prime), che sono cresciute del 20,9% rispetto al mese di febbraio (si è passati da 18,4 milioni di ore di febbraio a 22,3 milioni di marzo). In ripresa anche la Cig straordinaria (più legata a difficoltà strutturali): le 24,6 milioni di ore di Cigs richieste dalle aziende - di cui 9,9 milioni di solidarietà-, equivalgono a un incremento dello 0,8% su febbraio, mentre rispetto a marzo 2021 l’aumento è del 40,5%, concentrato soprattutto nelle seconda parte del 2021, a causa del rallentamento del rimbalzo economico.

Il dato di marzo sulla Cig, diffuso ieri dall’Inps, è il secondo indicatore “negativo” sul mercato del lavoro nel giro di una settimana, dopo il previsionale Excelsior di Unioncamere-Anpal che ha evidenziato, ad aprile, una riduzione del -8,5% delle assunzioni previste dal settore manifatturiero rispetto a marzo (-6mila) e del -5,9% se confrontate con un anno fa (-4mila).

I settori industriali costretti a ridurre o sospendere la produzione e, quindi, a chiedere la cassa integrazione ordinaria, sono stati principalmente industrie tessili e abbigliamento (con 88mila ore), pelli cuoio e calzature (con 81mila ore) e attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese (con 38 mila ore). Questi tre settori assorbono il 63% delle autorizzazioni di Cigo del mese di marzo. Se rispetto a febbraio 2022 l’Inps registra un incremento congiunturale del 20,9% di ore di Cigo, nel confronto con marzo 2021, fortemente influenzato dall’emergenza Covid, c’è un calo del 92,11%. L’aggravarsi dello scenario macroeconomico, a causa della guerra in Ucraina, innestato su una situazione già in rallentamento, si vede anche nei dati cumulati dei primi tre mesi dell’anno. La Cigs, gennaio-marzo, ha superato i 65 milioni di ore richieste dalle imprese, con una crescita del 21,89% rispetto allo stesso periodo 2021. Significativi gli incrementi per l’industria (+7,30%), ma soprattutto per l’edilizia (+42,63%).

Nel complesso a marzo 2022 sono state autorizzate in totale 56 milioni di ore di Cig, con un calo del 12,4% su febbraio e una diminuzione del 91,3% sullo stesso mese del 2021. Con 2 milioni di ore di cassa integrazione in deroga, c’è una flessione sia su febbraio 2022 (-47,6%) che su marzo 2021 (-98,3%). L’83% delle autorizzazioni riguarda tre settori: commercio (1 milione di ore), alberghi e ristoranti (428mila ore), seguiti da attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese (185mila ore). Nei fondi di solidarietà le ore autorizzate ammontano a 7,3 milioni, con un calo sia sul mese precedente (-58,4%) che su marzo 2021 (-96,8%). I settori con più ore di Fis autorizzate sono: alberghi e ristoranti (2,6 milioni), attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese (986mila), sanità e assistenza sociale (796mila) e commercio (513mila).

Con la causale “emergenza Covid” a marzo sono state autorizzate 8,1 milioni di ore (-62,8% su febbraio), mentre dal 1° aprile 2020 in totale la Cig emergenziale ha totalizzato 6,6 miliardi di ore, di cui 2,7 miliardi di Cigo, 2,4 miliardi per il Fis e 1,4 miliardi di Cigd.

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