Previdenza

Cig, balzo del 19,8% a maggio i prezzi pesano sulle imprese

di Claudio Tucci

Le difficoltà legate alla guerra tra Russia e Ucraina continuano a pesare sul mercato del lavoro. A maggio le ore di cassa integrazione richieste dalle imprese solo salite a 54,7 milioni, con un balzo del 19,8% rispetto al precedente mese di aprile (quando le ore di cig autorizzate dall’Inps si erano attestate a 45,7 milioni). A schizzare in alto è soprattutto la cassa integrazione ordinaria (la Cigo), l’ammortizzatore legato a difficoltà congiunturali dell’azienda, come quelle legate al rialzo dei prezzi energetici e alle difficoltà di reperire materie prime (a causa del conflitto), che in un mese è salita dell’11,3%, passando da 19,8 milioni di ore richieste dalle imprese ad aprile a 22,1 milioni a maggio. Ma a crescere è anche la cassa integrazione straordinaria (la Cigs), utilizzata per difficoltà più strutturali (larga parte del mondo produttivo è in sofferenza già dal 2021; le difficoltà sono state poi acuite dall’invasione russa dell’Ucraina). Qui l’aumento delle ore di Cigs richieste dalle aziende è registrato dall’Inps sia sul mese (+3,7% su aprile) sia sull’anno (addirittura +39,5 per cento). Crescita a doppia cifra, su base mensile, pure delle ore autorizzate a maggio nei fondi di solidarietà (17,5 milioni, +51,3% rispetto al mese precedente), a testimonianza di un momento di forte crisi un po’ per tutto il sistema produttivo.

La fotografia diffusa ieri dall’Inps sulla cassa integrazione a maggio (nel 2021 il tiraggio, vale a dire l’effettivo utilizzo delle ore di ammortizzatore richieste ha sfiorato il 39% - nel 2020 eravamo al 45,21%) conferma la frenata dell’occupazione registrata nei giorni scorsi dai dati provvisori Istat e dalle previsioni Excelsior di Unioncamere-Anpal. Ad aprile l’Istituto nazionale di statistica ha registrato, dopo mesi di crescita, un calo di 12mila occupati (in sofferenza è risultato proprio il cuore della forza lavoro italiana, i 35-49enni, proprio perché - probabilmente - interessati da riduzioni di orari e ammortizzatori). E a soffrire di più, come anticipato da mesi dal Centro studi di Confindustria, sono manifatturiero in primis, ma anche costruzioni; due settori, che già da aprile, secondo i dati Unioncamere-Anpal, hanno iniziato a mostrare primi segnali di indebolimento della domanda di lavoro.

Le difficoltà della nostra industria sono ulteriormente confermate dall’andamento della Cigs nei primi cinque mesi dell’anno: nei dati cumulati, gennaio-maggio, si vede una crescita dell’ammortizzatore del 30,82% (nel confronto con lo stesso periodo 2021); e a soffrire sono industria, edilizia, e in parte commercio (proprio per le difficoltà già in corso lo scorso anno e peggiorate dalla guerra). Ad aprile sono registrate in crescita anche le domande di disoccupazione: ne sono arrivate all’Inps 118.730 (tra Naspi e Discoll), più 39,7% rispetto ad aprile 2021. Nei primi quattro mesi dell’anno le domande risultano in totale 525.861, con un aumento del 28,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Anche il sindacato è preoccupato. «Sono stimabili in circa 360mila le lavoratrici e i lavoratori in cassa integrazione nei primi cinque mesi del 2022 - ha sottolineato Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil -. Le ore richieste di cig continuano ad essere consistenti. Molte aziende, piccole e grandi, stanno vivendo fasi di passaggio, di ristrutturazioni a cui si aggiungono gli effetti della guerra in Ucraina. Per tutti questi motivi, accanto alle politiche passive, fondamentali per sostenere fasi di criticità e per supportare aziende e lavoratori, occorre far decollare un efficiente ed efficace sistema di politiche attive, che permetta il reinserimento di chi perde il lavoro, che mantenga aggiornate le competenze di chi potrebbe perderlo, e che aiuti chi non lo ha ancora trovato, grazie anche allo strumento di un’adeguata e mirata formazione».

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