Previdenza

Colf e badanti, Covid e sanatoria portano i regolari a un milione

Gli assistenti familiari che sono iscritti all’Inps sono arrivati a quota 961.358, in aumento del 12% rispetto al 2019

di Valentina Melis

Sfiorano il milione i lavoratori domestici iscritti all’Inps. I dati appena diffusi dall’Istituto, riferiti al 2021, confermano la crescita di colf, badanti e baby sitter in regola, a quota 961.358 (+1,93% rispetto al 2020 e +12% rispetto al 2021).

L’inversione di tendenza, rispetto al calo costante dei lavoratori regolari negli ultimi anni, è iniziata nel 2020 ed è dovuta essenzialmente a due fattori: la pandemia di Covid 19, che nel lockdown ha costretto molte famiglie a regolarizzare il rapporto di lavoro dei propri collaboratori per consentire loro di muoversi nonostante le restrizioni, e la sanatoria dei lavoratori stranieri avviata con il decreto Rilancio (Dl 34/2020), sempre in funzione di tutela della salute durante la pandemia. Si stima comunque che la platea reale dei lavoratori domestici sia di 2,1 milioni: il tasso di irregolarità stimato dall’Istat nel comparto è del 57 per cento, contro una media del 12,6% per tutti gli altri settori.

Il quadro dei regolari

Gli stranieri rappresentano il 70% degli assistenti familiari (così li definisce il Ccnl del 2020), con una prevalenza di lavoratori (in realtà soprattutto lavoratrici) provenienti dall’Europa dell’Est (il 35,8% del totale). Un lavoratore domestico su tre è italiano. E si conferma la netta prevalenza delle donne (84,9%).

In media, gli assistenti familiari hanno 49 anni. Il 71% dei lavoratori ha un’età fra 40 e 64 anni.

Prevalgono le colf, che sono 509.581. Ma sono in costante aumento, negli ultimi dieci anni, le badanti, passate da 366mila del 2012 a 451mila del 2021. Sono in crescita anche i maschi, aumentati del 15% rispetto al 2020. Su questo dato, però, può aver influito il forte aumento dei lavoratori stranieri di sesso maschile (+22%).

Le elaborazioni dell’Osservatorio Domina sui dati Inps rivelano che sono in aumento del 16,2%, rispetto al 2020, i domestici che lavorano per più di 50 settimane all’anno, quindi con un’occupazione continuativa: sono il 45% quelli che superano le 50 settimane dichiarate. In aumento del 9% anche coloro che lavorano per oltre 50 ore alla settimana.

Per Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, «è innegabile l’importanza dell’emersione dei lavoratori domestici dall’irregolarità, anche guardando al gettito contributivo: 1,2 miliardi solo nel 2021».

«Con l’aumento della popolazione anziana - aggiunge Alessandro Rasizza, amministratore delegato dell’agenzia per il lavoro Family Care, specializzata nella somministrazione di assistenti familiari - cresce la domanda di servizi di cura a casa. Per far emergere le 600mila badanti stimate in nero, bisogna consentire alle famiglie di detrarre dalle imposte i costi sostenuti per retribuire questi lavoratori».

La dinamica della sanatoria

Sta andando molto a rilento la procedura di emersione dei lavoratori extracomunitari avviata con il Dl 34/2020, riservata, come detto, ai soli lavoratori dei settori agricolo e domestico. Le domande sono state 207.542, per la maggior parte riferite ai domestici (176.848). Gli effetti, sull’aumento dei domestici regolari, si fanno sentire dunque sia sul 2020, sia sul 2021.

Alcuni dati fanno pensare, però, che l’emersione fra i domestici possa essere usata dai lavoratori stranieri come un “ponte” per passare successivamente ad altri settori, nei quali magari lavorano già. Innanzitutto, colpisce l’aumento dei lavoratori stranieri di sesso maschile, arrivati a 119.524. I dati contenuti nel terzo rapporto annuale Domina sul lavoro domestico rivelano che mentre i domestici maschi in Italia rappresentano il 15% del totale, fra i 125mila lavoratori domestici emersi con la sanatoria fino a ottobre 2021, i maschi sono il 55 per cento. Inoltre, mentre nella platea dei domestici solo due lavoratori su 10 sono under 40, il 59% di quelli emersi con la sanatoria ha meno di 40 anni.

Infine, sempre fra i 125mila lavoratori emersi fino a ottobre 2021, il 9,2%, nello stesso 2021 aveva almeno un altro rapporto di lavoro dipendente diverso da quello domestico.

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