Adempimenti

Its, un piano per passare da 5mila a 20mila studenti

di Claudio Tucci

Gli Its, gli Istituti tecnici superiori, sono oggi in Italia l’unico segmento formativo terziario professionalizzante, alternativo all’università; e stanno funzionando: oltre l’80% dei diplomati biennali ha un’occupazione, e nel 90% dei casi coerente con il titolo di specializzazione conseguito. Anche l’offerta sul territorio, soprattutto dove legata alle realtà imprenditoriali, è ormai collaudata, con punte d’eccellenza in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Lazio e Puglia.

Ma a più di sei anni dal decollo di queste “super scuole” di tecnologia post diploma i numeri sono ancora di nicchia: i frequentanti oscillano tra i 5-6mila ragazzi usciti dalle scuole superiori; una performance che ci fa restare molto distanti da Paesi come la Germania dove nelle «Fachhochschulen», analoghi istituti di formazione terziaria professionalizzante, si specializzano oltre 800mila studenti. Ora Jobs act e legge 107 provano a rilanciare il collegamento tra scuola e lavoro; e gli Its potrebbero rientrare nella partita, in vista di un loro definitivo salto di qualità. I tecnici di palazzo Chigi hanno acceso un faro; e sono in stretto contatto con il ministero dell’Istruzione per provare a disegnare un piano di rilancio dell’intera filiera tecnico-professionalizzante.

A chiedere «interventi migliorativi» degli Its sono, da tempo, le imprese. «Serve un piano strategico per il loro sviluppo - incalza Ermanno Rondi, presidente del comitato per la formazione professionale, tecnica e l’alternanza di Confindustria -. Serve più orientamento presso famiglie e studenti, e una programmazione condivisa con le aziende e omogenea nelle Regioni». Un punto centrale sono anche i finanziamenti: secondo le imprese, per passare da 5mila a 20mila studenti in 3 anni è necessario che l’attuale contributo di 13 milioni passi ad almeno 100 milioni. Bisogna poi evitare che gli Its siano cannibalizzati con un’offerta universitaria che si muova negli stessi settori e territori. Del resto proprio gli atenei, fa notare Rondi, potrebbero fare molto per la crescita degli istituti tecnici superiori, ad esempio orientando verso queste “super scuole” i fuori corso e gli studenti che lasciano prematuramente gli studi accademici.

C’è poi da semplificare la governance (oggi occorrono tre diversi tipi di bilancio); va data certezza di continuità (ogni anno si deve partecipare ad un bando regionale); e serve una gestione più flessibile che venga incontro alle esigenze dei ragazzi e guardi allo loro occupabilità. «Gli Its sono esempi di successo sottovalutati - risponde Marco Leonardi, consigliere economico di palazzo Chigi -. Stiamo studiando come rilanciarli; e tra le ipotesi allo studio c’è quella di dare incentivi alle imprese che sponsorizzano nuovi corsi». L’eventuale incremento di risorse pubbliche, aggiunge il sottosegretario, Gabriele Toccafondi «dovrà valorizzare merito e risultati, innalzando la quota di fondi distribuiti su base meritocratica».

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