Adempimenti

Edilizia, i controlli evitano sanzioni per 395 milioni

di Giorgio Pogliotti

L’intervento della bilateralità, attraverso i comitati paritetici territoriali, ha consentito alle imprese edili di mettere in sicurezza impianti e cantieri, evitando di incorrere in sanzioni valutate tra i 184 milioni e 395 milioni di euro. Si tratta di una cifra di gran lunga superiore rispetto ai circa 18 milioni di euro versati dalle imprese agli enti bilaterali, anche nell’ipotesi di applicazione della sanzione ridotta ad un quarto (ex Dlgs 758/94) che avrebbe prodotto multe tra 46 milioni e 99 milioni di euro.

Le stime sono del rapporto Cncpt sulla sicurezza realizzato dal Cresme, che sottolinea come l’attività di visita presso i cantieri ed i rilievi effettuati dai tecnici dei 103 Cpt sulla corretta applicazione delle disposizioni sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre a fornire un importante contributo alla riduzione dell’incidentalità, ha evitato all’impresa inadempiente di incorrere in sanzioni che un controllo ispettivo avrebbe potuto infliggerle. I rilievi di non conformità effettuati dai tecnici del Cpt sono stati valutati per livello di gravità e per tipologia, ed hanno consentito di stimare un costo potenziale a carico dell’impresa inadempiente che oscilla da 27.074 euro a 31.754 euro, mentre la stima delle sanzioni dopo una visita ispettiva vanno da 20.709 euro a 21.326 euro per cantiere. Le sanzioni, peraltro, sono riducibili di un quarto, in caso di accettazione delle disposizioni e messa in sicurezza, secondo il Testo unico.

«Stare dentro il sistema della bilateralità conviene a tutti - sostiene Alessandro Genovesi (Fillea-Cgil) -, il costo totale per l’impresa è più basso rispetto ai rischi corsi dagli imprenditori che cercano scorciatoie, con riflessi negativi sulla sicurezza. Le imprese sono al riparo anche dal contenzioso che in un terzo dei casi è promosso nei confronti di imprenditori che partecipano agli appalti pubblici applicando contratti meno onerosi. Per la ricostruzione dal terremoto in Umbria e Marche si sono candidate imprese che applicano agli operai il contratto florovivaistico per mettere fuori gioco le imprese sane che applicano il contratto edile, che hanno presentato ricorso appellandosi al codice degli appalti».

Il rapporto evidenzia che è ancora in corso la fuga dal sistema delle Casse edili; su un campione di 85 province al primo semestre la capacità occupazionale è di oltre 311mila lavoratori, il 37% dell’occupazione dipendente del settore, nel 2015 le stesse province rappresentavano il 39,8% (39,4% nel 2016). In base agli indici infortunistici sembra che a restare siano le imprese più virtuose, con frequenza degli incidenti mediamente inferiore al resto del settore. «Il sistema bilaterale è figlio del contratto nazionale scaduto a giugno 2016- aggiunge Genovesi-. Il tavolo negoziale è in stallo e abbiamo avviato una mobilitazione, non escludiamo di arrivare allo sciopero. Lo valuteremo insieme a Cisl e Uil».

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