Adempimenti

Lavoro e previdenza in formato Ue

di Beda Romano

A quattro mesi da un vertice europeo dedicato alle politiche sociali dell’Unione, la Commissione Ue ha pubblicato ieri una proposta legislativa per creare una nuova Autorità per il lavoro. Nel contempo, Bruxelles ha illustrato misure che dovrebbero facilitare l’accesso alla previdenza sociale dei lavoratori in mobilità in tutto il territorio comunitario. In dieci anni, il numero di europei che lavorano all’estero è raddoppiato a 17 milioni di persone.

La nuova Autorità avrà tre obiettivi. Il primo è di offrire informazioni sulle opportunità di lavoro, stage, formazione, apprendistati in giro per l’Unione, così come dati sui diritti e i doveri dei lavoratori all’estero. Il secondo obiettivo è permettere maggiore cooperazione tra le autorità nazionali in modo da assicurare che le regole europee a favore della mobilità siano conosciute e rispettate. Rispetto agli Stati Uniti, nell’Ue la mobilità resta limitata.

Infine, il terzo obiettivo del nuovo organismo – 140 persone e un bilancio annuo di 50 milioni di euro - sarà offrire un luogo in cui risolvere le controversie e le dispute, in particolare quando a essere ristrutturata è una società presente in più Paesi membri. Secondo i propositi della Commissione europea, la nuova Autorità per il lavoro dovrebbe vedere la luce nel 2019. Per velocizzare la sua creazione, l’esecutivo comunitario ha proposto ieri la creazione di un gruppo di consulenti.

Sempre ieri, la Commissione ha presentato un progetto di regolamento tutto dedicato all’accesso alla protezione sociale da parte dei lavoratori dipendenti e autonomi. L’obiettivo in questo caso è di rispondere ai cambiamenti occupazionali: Bruxelles calcola che il 40% dei lavoratori nell’Unione sono in una situazione atipica (a tempo parziale o temporaneo). Tra le altre cose, la proposta vuole facilitare il trasferimento della protezione sociale da un lavoro all’altro e da un Paese all’altro.

La Commissione europea fa notare che vi sono grandi differenze nazionali oggi in Europa. Vi sono Paesi dove le varie assicurazioni sono obbligatorie per tutte le fattispecie (malattia, vecchiaia, incidenti e invalidità) e altri in cui le assicurazioni sono in alcuni casi solo volontarie (l’Italia per esempio per quanto riguarda la salute). Con la sua iniziativa, Bruxelles vuole che sei aree siano coperte: disoccupazione, malattia, maternità/paternità, invalidità, pensione, incidenti.

L’unico capitolo per il quale i contributi sarebbero volontari, secondo la proposta comunitaria, è quello della disoccupazione per i lavoratori autonomi. L’esecutivo comunitario vuole permettere il trasferimento dei contributi da uno schema all’altro. Le proposte, presentate a Strasburgo dalla commissaria agli affari sociali Marianne Thyssen, giungono dopo che in novembre i Ventotto hanno dato il loro accordo a una dichiarazione sui diritti sociali nell’Unione (si veda il Sole 24 Ore del 18 novembre 2017).

Più in generale, il tentativo della Commissione Juncker è di dare certezze sul fronte sociale dopo che l’Unione ha subito la più grave crisi economica del dopoguerra, assistendo a un fortissimo aumento della disoccupazione. Nei mesi scorsi, i governi hanno trovato un accordo sulla legislazione relativa ai lavoratori distaccati, con l’obiettivo di frenare il dumping sociale (si veda il Sole 24 Ore del 25 ottobre 2017). Il tema sociale è tradizionalmente delicato perché tendenzialmente di competenza nazionale.

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