Adempimenti

Ricollocazione anticipata al via per le crisi aziendali

di Claudio Tucci

I servizi di politica attiva potranno scattare già dal primo giorno di collocamento dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria (senza, quindi, attendere, come accade adesso, la disoccupazione, da almeno 4 mesi). Il verbale che, di fatto, apre per l’azienda il ricorso agli ammortizzatori sociali dovrà infatti contenere anche «l’accordo sindacale di ricollocazione» nel quale andranno dettagliati «ambiti aziendali e profili professionali» a rischio esubero. La nuova procedura si applica alle causali di Cigs per crisi o riorganizzazione aziendale (al momento è esclusa la solidarietà perché ritenuta una misura “più morbida” per tamponare difficoltà temporanee dell’impresa).

Tutti gli step saranno «vagliati attentamente» da ministero del Lavoro e Anpal: l’interessato, entro 30 giorni dalla chiusura dell’accordo, potrà attivare il percorso di ricollocazione anticipata: l’assegno, che non intasca direttamente lui, ma è speso per “acquistare” i servizi per il lavoro, dalla formazione alla riqualificazione fino all’accompagnamento verso il nuovo impiego, può arrivare fino a 5mila euro (a seconda della profilazione).

L’assistenza intensiva alla ricerca del posto durerà almeno sei mesi, ma può essere prorogata di ulteriori 12 (in totale, quindi, 18 mesi) se non è stato utilizzato l’intero ammontare della “dote” assegnata. In caso di “conquista” di una occupazione presso un’altra azienda si risolverà il precedente rapporto (peraltro, in forma incentivata); se non scatta la ricollocazione si prosegue in Cigs, e se licenziati si va in Naspi.

È pronta la circolare che dà attuazione alla nuova procedura di gestione delle crisi aziendali (e dei relativi esuberi) prevista dalla legge di Bilancio 2018, che, per la prima volta nella storia dell’ordinamento lavoristico italiano, mette in mano a imprese e sindacati un nuovo strumento che anticipa la fase di negoziazione e collega ammortizzatori e politiche attive al fine di scongiurare i licenziamenti collettivi.

«Ci si è mossi nel solco dell’accordo Confindustria-Cgil, Cisl e Uil di settembre 2016 – spiega il presidente di Anpal, e professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano, Maurizio Del Conte –. La procedura è rigorosa: l’assegno di ricollocazione e i servizi di politica attiva saranno rilasciati solo dopo aver verificato la corrispondenza tra i lavoratori in Cigs e gli ambiti e i profili professionali indicati nell’accordo sindacale. Considerato che i lavoratori in Cigs, tecnicamente, non sono disoccupati, non varrà il principio dell’offerta congrua. Vale a dire non ci sarà il rischio di perdere la Cigs nemmeno se viene proposto un lavoro adeguato. L’interessato quindi può rifiutare qualsiasi offerta, e rimanere in cassa integrazione».

È prevista anche una fase di prima applicazione un po’ più soft: «Entro 60 giorni dalla pubblicazione della circolare – aggiunge Del Conte – sarà consentito presentare l’accordo di ricollocazione successivamente, in questo caso ci sarà una nuova verifica ministeriale».

L’intera procedura prevede vantaggi sia per le aziende che per i lavoratori. Agli addetti interessati potranno essere corrisposte somme per incentivare l’esodo: fino alle prime nove mensilità questi soldi sono completamente esentasse, come previsto dalla legge. La circolare chiarisce, però, che l’impresa può anche mettere sul piatto ulteriori mensilità (per rendere più conveniente l’uscita): ebbene, tali somme, viene specificato nella nota, saranno trattate, sotto il profilo fiscale-previdenziale, secondo la disciplina di favore riservata a quegli esborsi corrisposti «ad incentivo all’esodo».

Per il lavoratore c’è poi un secondo incentivo. «Avrà diritto anche al 50% della cassa residua – sottolinea Del Conte – ipotizzando che venga ricollocato dopo sei mesi, potendo beneficare ancora di 18 mesi di Cigs, si metterà in tasca l’equivalente di 9 mensilità di Cigs. In più l’interessato prenderà lo stipendio dalla nuova impresa».

Le nuove norme prevedono, pure, un bonus per il datore che assume il lavoratore in Cigs: costui infatti ottiene uno sgravio contributivo del 50% fino a un tetto massimo di 4.030 euro annui, per 12 mesi o 18 mesi a seconda se firma un contratto a termine o a tutele crescenti (insomma si ripristina, di fatto, il vecchio, e abrogato, incentivo per chi assumeva lavoratori in mobilità). L’interessato che accetta la proposta di un nuovo impiego, risolverà consensualmente (e anzitempo) il rapporto che lo lega al precedente datore, probabilmente anche con una transazione cosiddetta “tombale” che mette, cioè, in sicurezza, anche da possibili rischi di contenzioso. entrambe le parti.

Si conferma, infine, che, come scritto nella legge di Bilancio, tutto il nuovo meccanismo di gestione delle crisi aziendali e dei rispettivi esuberi è finanziato essenzialmente con il raddoppio del ticket attualmente previsto per ogni licenziato con la procedura collettiva, che, pertanto, passa da 1.500 euro a 3mila euro.

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