Adempimenti

Ricollocazione, premiato il risultato

di Gianni Bocchieri

In attesa dell’entrata a regime dell’assegno di ricollocazione previsto dal Jobs act, nel 2017 le Regioni hanno investito più di un miliardo di euro nelle politiche attive del lavoro, superando persino lo stanziamento per la formazione pari a 830 milioni di euro per lo stesso anno.

È quanto emerge dal rapporto del Cnos-Fap, curato da Noviter, in corso di pubblicazione, che ha analizzato tutti gli avvisi emanati lo scorso anno in materia di formazione e politiche attive da parte delle Regioni e dell’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro. Oltre al dato quantitativo, dallo stesso rapporto emergono altri punti che consentono di delineare lo scenario evolutivo della costruzione del sistema italiano di politiche attive.

In primo luogo, emerge come le Regioni abbiano utilizzato le loro prerogative costituzionali per fornire servizi di inserimento lavorativo, con 108 linee di intervento territoriali, in molti casi destinate a specifiche platee di soggetti (giovani, disoccupati, over 50, donne), determinando così un quadro parcellizzato di interventi.

In secondo luogo, si rileva il passaggio dalla gestione amministrativa con bando, definita dal rapporto procedura “a progetto”, alla gestione con voucher, definita dal rapporto procedura “a servizio”. La prima prevede la presentazione dei progetti cui seguono in sequenza temporale la valutazione, la definizione della conseguente graduatoria e la sua definitiva approvazione. La seconda comporta la definizione preventiva di misure che costituiscono panieri di servizi personalizzati per i singoli destinatari secondo i diversi indici di fabbisogno di aiuto dei disoccupati, determinati automaticamente con procedure algoritmiche di profilazione (cosiddetto profiling). Tra queste due soluzioni, il rapporto del Cnos-Fap/Noviter individua poi una modalità intermedia definita “a sportello”, che non supera completamente la logica dei progetti e che prevede diverse finestre temporali per la loro presentazione, garantendo un minimo di continuità della politica.

In terzo luogo, l’analisi degli avvisi consente di effettuare qualche riflessione sulle diverse modalità organizzative del mercato del lavoro a livello territoriale. In particolare, tutti gli avvisi confermano un coinvolgimento degli operatori accreditati ai servizi per il lavoro nell’erogazione delle politiche, sebbene in molti casi permanga la richiesta di un passaggio obbligatorio dei loro beneficiari, ai Centri per l’impiego (Cpi) almeno per la sottoscrizione del patto di servizio o per la fruizione di alcuni servizi di base.

Infine, il rapporto delinea l’orientamento delle Regioni a ridurre il riconoscimento delle attività degli operatori accreditati, erogate a “processo” ed evidenzia il crescente collegamento delle politiche attive del lavoro all’effettivo inserimento occupazionale. In altre parole, la tendenza è di riconoscere il compenso all’operatore accreditato, quantomeno in quota parte, solo a risultato occupazione conseguito, ovvero solo dopo la sottoscrizione di un rapporto di lavoro o, in alcuni casi, all’attivazione di un tirocinio extra curriculare.

Allo stesso tempo il rapporto offre una panoramica delle più significative esperienze regionali. Con un investimento di oltre 143 milioni di euro, la Dote unica lavoro (Dul) della Lombardia rivolta a tutte le persone che cercano lavoro indipendentemente dalla durata della loro disoccupazione, si attesta come il modello più stabile nel corso del tempo di politiche attive del lavoro.

Altre politiche regionali universali sono rappresentate dalla Dote lavoro Calabria, che condivide con la Dul lombarda l’universalità del servizio, sebbene abbia una dotazione finanziaria inferiore, pari a circa 66 milioni e l’Assegno per il lavoro del Veneto che prevede servizi di inserimento per tutti i disoccupati over 35, con uno stanziamento di 15 milioni. Invece, pur condividendo l’approccio multiservizio per l’inserimento lavorativo, i Buoni servizi lavoro del Piemonte prevedono tre distinte platee: disoccupati con disabilità, disoccupati da almeno sei mesi e disoccupati in particolari condizioni di svantaggio.

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