Adempimenti

Regioni: «Sul reddito migliorare sanzioni e politiche attive»

di Giorgio Pogliotti , Claudio Tucci

È passato un semestre dall’avvio, e le regioni sollecitano alcune correzioni di rotta per migliorare la “fase 2” del reddito di cittadinanza delle politiche attive che non decollano.

In un documento tecnico si indicano almeno tre urgenze da affrontare subito. Primo: far partire l’assegno di ricollocazione, varando i provvedimenti amministrativi per consentire ai percettori del Rdc profilati dai centri per l’impiego di poter iniziare il cammino di ricerca del lavoro. Secondo: mettere in campo una serie di strumenti di politica attiva adattabili in funzione delle specifiche caratteristiche di ciascun “occupabile”, compresi i percorsi di formazione e riqualificazione professionale, visto il basso livello di competenze dei beneficiari del Rdc entrati finora in contatto con i Cpi. Terzo: prevedere un’interpretazione uniforme delle regole sulla condizionalità da seguire in modo omogeneo dalla Lombardia alla Sicilia. Per le regioni il modello migliore é quello vigente: alla prima assenza o mancata risposta non giustificata, la segnalazione all’Inps con la perdita di una mensilità di Rdc. Al secondo no, si perde anche la seconda mensilità. Al terzo, l’Inps toglie il sussidio. Per le regioni serve una cornice unitaria, con un’attivazione coordinata dei meccanismi sanzionatori, alla luce delle mancate risposte avute da una platea stimata tra il 30-40% dei percettori del Rdc contattati dai centri per l’impiego per la stipula del patto per il lavoro.

Per sciogliere questi nodi attuativi gli assessori regionali al lavoro hanno chiesto un incontro con il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo: «Sono osservazioni tecniche per migliorare la misura - spiega la coordinatrice degli assessori regionali, Cristina Grieco -. Le sottoporremo al ministero del Lavoro e all’Anpal, con l’obiettivo di trovare insieme i correttivi opportuni e fare in modo che lo strumento funzioni». Del resto la linea del governo sul Rdc, come ha confermato mercoledì il viceministro all’Economia Antonio Misiani, è di «mantenerlo, migliorandolo dal punto di vista del funzionamento».

La richiesta accomuna regioni di diverso orientamento politico, come il Lazio (centrosinistra) e la Lombardia (centrodestra). «Attendiamo una convocazione del ministro Catalfo per fare il punto sull’andamento dei primi mesi del Rdc - evidenzia Claudio Di Berardino, assessore al lavoro della regione Lazio - e definire una linea comune su come comportarsi nei confronti di chi non si presenta alle convocazioni, o chi non ha ricevuto il messaggio. Inoltre va attivato l’assegno di ricollocazione, i disoccupati potranno così scegliere se farsi seguire da un centro per l’impiego o da un ente accreditato nella ricerca di un posto di lavoro». Aggiunge l’assessore al lavoro della regione Lombardia, Melania Rizzoli: «Come abbiamo sempre sostenuto, la “fase 2” del RdC non deve limitarsi al solo contatto burocratico dei beneficiari con i Cpi con l’unico scopo di sanzionare chi non si presenta alle convocazioni. Deve invece essere il momento per ricollocare il maggior numero di beneficiari nel mercato del lavoro. Questa parte manca anche per assenza dell’attivazione dell’assegno di ricollocazione. Insomma, avrebbe dovuto essere un sistema composto da più tasselli con il fulcro nella politica di inserimento lavorativo».

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