Adempimenti

Anac: codice appalti semplificato nel Recovery, ma resti anche dopo

di Mauro Salerno

Non c’è bisogno di azzerare la normativa sugli appalti per accelerare la spesa collegata agli investimenti del Recovery plan. Anzi l’occasione potrebbe essere colta per intervenire in modo chirurgico, ma strutturale, sull’impianto normativo che finora ha fatto flop nonostante i tentativi di semplificazione introdotti a cadenza quasi annuale. Il modello di intervento dell’Autorità Anticorruzione, esposto dal presidente Giuseppe Busia, dopo l’iniziativa-choc dell’Antitrust che ha proposto al Governo di sospendere il codice appalti, trova conferma nel pacchetto di misure che l’Anac ha portato al tavolo interministeriale in cui si discutono le proposte da inserire nel decreto legge sulle semplificazioni che accompagneranno il Piano nazionale di resilienza e resistenza (Pnrr), disegnando una corsia preferenziale per gli investimenti.

Il messaggio di fondo è semplificare tutto il possibile, ma con un’ottica di lungo periodo, non legata soltanto all’emergenza. E soprattutto innovare le vecchie procedure di gara con una poderosa iniezione di innovazione digitale. A partire dal potenziamento della Banca dati unica per gli appalti, continuando per il fascicolo virtuale delle imprese per finire con il portale unico della trasparenza: il cuore delle proposte avanzate dall’Anac. «Chi vuole sospendere il codice degli appalti con la scusa della giungla normativa non può volere il deserto normativo - sottolinea Busia -. Al contrario, certezza e stabilità delle regole sono indispensabili proprio per evitare il "blocco della firma"». Busia propone di «eliminare dal Codice alcuni vincoli non richiesti dalle direttive europee, ma non ha senso parlare di sospensione del Codice, che è fra l’altro il principale strumento per assicurare la concorrenza nei contratti pubblici. In molti casi - spiega -, si tratta invece di dare attuazione alle sue disposizioni più innovative, finora rimaste sulla carta». La priorità è la digitalizzazione delle procedure, con la Banca dati unica per gli appalti (rilanciata anche dalla viceministra all’Economia Laura Castelli), ma c’è spazio anche per una serie di interventi di dettaglio che vanno incontro anche alle richieste europee. Tra questi l’eliminazione del tetto unico sui subappalti, la semplificazione definitiva dei piccoli e piccolissimi affidamenti, l’aumento al 40% dell’anticipazione del prezzo alle imprese, l’abrogazione dell’albo dei commissari di gara, l’apertura delle offerte prima della verifica dei requisiti dei concorrenti, l’alleggerimento delle garanzie, la sistemazione definitiva dei criteri di aggiudicazione, il portale unico della trasparenza per ridurre gli adempimenti delle Pa.

Tra le soluzioni proposte vanno citate anche misure stabili per individuare in maniera rapida e certa le offerte incongrue, l’istituzionalizzazione di livelli di progettazione semplificati (già previsti dal Dl semplificazioni fino al 31 dicembre 2021) per gli interventi di manutenzione, il chiarimento sulle clausole sociali da applicare solo in maniera compatibile all’organizzazione d’impresa, la previsione di misure di trasparenza anche per gli appalti gestiti dai commissari straordinari.

A completare il pacchetto anche una serie di misure di semplificazione per combattere e risolvere le situazioni di conflitto di interessi nei piccoli comuni a corto di dipendenti e di "commisariamento" degli appalti in caso di episodi di corruzione nei lavori pubblici e negli appalti del Servizio sanitario nazionale.

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