Adempimenti

Inl: coordinamento, unificazione e competenza per contrastare le irregolarità

di Matteo Prioschi

In Italia ci sono tanti organi di vigilanza in materia di lavoro. Serve maggior coordinamento o meglio unificazione dei diversi soggetti. Nel corso dell'audizione che si è svolta ieri presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, il neo direttore dell'Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano, ha fatto il punto della situazione e indicato delle vie da percorrere per migliorare la situazione.

Il punto di partenza è la competenza concorrente delle Regioni nei confronti dello Stato in materia di sicurezza del lavoro, prevista dall'articolo 117 della Costituzione. Una situazione nota, per cui ci sono le Asl che fanno riferimento a Regioni e Province autonome, con difficoltà di coordinamento tra loro e altri soggetti nazionali, come l'Inl che, potrebbe sembrare un paradosso, ha competenza su un numero limitato di aspetti. «Una situazione che si potrebbe cambiare – ha affermato Bruno Giordano – lasciando comunque alle Asl la competenza in materia sanitaria».

Le difficoltà di collaborazione riguardano anche lo scambio di informazioni e l'accesso alle banche dati, per cui l'Inl ha ancora difficoltà con quelle di Inps e Inail e una Asl sa solo se un'azienda è stata sanzionata sul territorio di sua competenza e non negli altri. L'anomalia si evidenzia nel momento in cui si può pensare un coordinamento a livello europeo, dove ci sono già agenzie che si occupano di sicurezza sul lavoro mentre noi abbiamo una realtà frammentata e un ispettore straniero deve prima studiare a quale dei numerosi nostri soggetti rivolgersi in caso di necessità.

L'Ispettorato soffre per carenza di personale, ma «finalmente dopo anni, si stanno assumendo migliaia di ispettori del lavoro, ora siamo a livello degli altri Paesi europei». Nel frattempo, nei primi giorni di insediamento del nuovo direttore, l'Inl ha svolto un'analisi per verificare se la distribuzione del personale sul territorio corrisponde alle necessità del mondo del lavoro in termini di aziende, lavoratori, dinamiche economiche e altri indici. A risorse invariate è emerso che alcune province andrebbero rafforzate (ad esempio, a Bergamo si dovrebbe passare da 47 ispettori a 118, a Cuneo da 29 a 67, a Como-Lecco da 44 a 104) mentre in altre aree c'è sovrabbondanza di ispettori. Conseguenze di una allocazione che risale a oltre venti anni fa.

Per intervenire contro le irregolarità, secondo Giordano, servono competenza e specializzazione e l'ipotesi di una procura nazionale del lavoro (Senato, disegno di legge 2052) va in questa direzione. Sul fronte giudiziario, a fronte del dibattito di questi giorni sugli effetti sui processi della riforma della giustizia, il direttore ha ricordato che «il codice penale già prevede il raddoppio dei tempi di prescrizione, ma se nonostante ciò ci sono processi che si prescrivono dobbiamo interrogarci a priori sui meccanismi ispettivi che hanno rallentato all'inizio i tempi delle attività processuali».

Quanto ai gravi danni sociali causati dallo sfruttamento, dal caporalato, dagli infortuni e dai decessi nei luoghi di lavoro, Giordano ha spiegato che «lo sfruttamento del lavoro e il caporalato non si rinvengono solo in agricoltura, oggi i luoghi dello sfruttamento riguardano i migranti, i riders, la logistica, l’assistenza. Per contrastare il caporalato del terzo millennio bisogna intervenire su piattaforme digitali e grandi organizzazioni, perché lo sfruttamento è il vizio di una economia ricca che si fa forte con i deboli». Nello specifico, il direttore dell'Inl, ha precisato che «anche per il caporalato esiste un terzo livello. Il primo è quello del datore o del caporale, il secondo è quello dei poteri economici a capo delle filiere produttive che scaricano verso il basso, il terzo è quello dei pensatori senza etica di impresa e senza responsabilità sociale».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©