Adempimenti

I controlli negli studi si spingono fino alle società di servizi

Nel corso dei controlli agli studi professionali sono spesso approfonditi i rapporti tra professionista ed eventuale società di servizi, cui vengono esternalizzate una o più fasi dei processi interni dello studio (elaborazione dati, gestione del personale addetto a mansioni di segreteria, gestione degli immobili ecc).

Poiché in genere queste società sono riconducibili al professionista stesso o
suoi familiari, i verificatori, normalmente, tendono a contestare la deducibilità totale o parziale di questi costi sotto le più svariate forme. Si passa così da un’asserita antieconomicità della spesa, a più generiche rettifiche per l’asserita assenza di inerenza,
per giungere in alcuni casi addirittura a presunte sovrafatturazioni (con conseguenti risvolti penali) o a comportamenti integranti abuso del diritto.

La contestazione sull’antieconomicità si fonda su un orientamento di legittimità (almeno ai fini delle imposte sui redditi) secondo cui l’Amministrazione, anche in presenza di contabilità formalmente regolare, può desumere un maggior reddito individuando nelle anomale scelte dell’imprenditore elementi presuntivi gravi, precisi e concordanti sufficienti a motivare la rettifica. In sostanza, in presenza di un comportamento assolutamente contrario ai canoni dell’economia, che il contribuente non giustifica, è legittimo l’accertamento.

Per queste contestazioni è almeno necessario che l’ufficio svolga confronti esterni in merito all’eccessività del costo, a questo punto il professionista dovrà fornire le necessarie indicazioni in ordine a quelle determinate scelte economiche. Spesso, però, si tratta soltanto di convinzioni dei verificatori sull’eccessività del costo con confronti a volte inattendibili (in alcuni casi è stato rilevato il differente costo del lavoro dipendente dimenticando il carico degli oneri
contributivi e previdenziali).

Talvolta questa contestazione viene ritenuta una sovrafatturazione che addirittura espone il professionista a violazioni penali.

Se invece l’ufficio contesta l’abuso del diritto va tenuto presente che nell’abuso le forme giuridiche utilizzate sono tutte lecite, è il vantaggio fiscale conseguente a risultare illegittimo. Nella specie mancherebbe tale illegittimità atteso che il professionista si è rivolto ad una società terza (esistente)
anche se riconducibile al professionista
stesso e/o al proprio nucleo familiare che gli fornisce servizi.

È importante in questo contesto che tale scelta abbia una logica e magari consenta di conseguire benefici ad esempio di carattere organizzativo e gestionale.

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