Adempimenti

Pronta la riforma della filiera degli istituti tecnici e professionali

di Claudio Tucci

Per contrastare l’abbandono e l’alto numero di giovani Neet e iniziare ad aggredire il mismatch il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha annunciato un tris di interventi da realizzare da qui a metà 2022, grazie alla spinta del Pnrr.

Il primo è la riforma dell’istruzione tecnica e professionale per agganciarla a Industria 4.0 e alle nuove sfide che arrivano dal mondo del lavoro. In Italia, l’intera filiera dell’istruzione e formazione tecnico-professionale, nonostante riforme e programmi di studio all’avanguardia, sconta carenze strutturali, un legame non sempre strutturale con aziende e territori, e un’ingenerosa etichetta di formazione di serie B. Bianchi pensa a un intervento ordinamentale da predisporre entro il primo semestre del prossimo anno, e con l’obiettivo di allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alle competenze richieste dalle imprese. La riforma, è scritto nel Pnrr, interesserà 4.324 istituti tecnici e professionali, oltre che il sistema di istruzione formazione professionale.

La seconda riforma citata riguarda gli Its, gli Istituti tecnici superiori, che rappresentano a oggi in Italia il canale di formazione terziaria subito professionalizzante alternativa all’università. Gli Its, negli anni, si sono dimostrati (monitoraggio Istruzione-Indire) veri e propri passepartout per il lavoro, con un tasso medio di occupazione a un anno dal titolo dell’80% (con punte del 90-100% in molti territori). In Parlamento c’è già un testo di riforma degli Its, approvato lo scorso luglio alla Camera. Adesso è incardinato al Senato e l’obiettivo è di approvarlo definitivamente entro dicembre. Il Pnrr destina agli Its 1,5 miliardi nei prossimi cinque anni, con l’intento di aumentare iscritti e corsi.

La terza riforma indicata da Bianchi è quella dell’orientamento, dove probabilmente saranno emanate apposite linee guida ministeriali. Qui l’idea, descritta nel Pnrr, è quella di introdurre moduli di orientamento - circa 30 ore annue - nelle scuole media e superiori per incentivare l’innalzamento dei livelli di istruzione, anche con la realizzazione di una piattaforma digitale di orientamento, relativa all’offerta formativa terziaria di atenei e Its. Del resto i ritardi italiani sono sotto gli occhi di tutti. Circa un terzo delle imprese dichiara di non trovare profili giusti da assumere (un’assunzione su due è considerata difficile nelle discipline Stem); c’è stato un calo generalizzato degli apprendimenti (Invalsi); la percentuale di Neet è salita dal 24,4% del 2019 al 25,5% del 2020; e abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 30% (peggio di noi solo Spagna e Grecia).

Per questo, «mi aspetto concretezza - ha chiosato Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano -. Per agganciare la ripresa dobbiamo puntare sulla formazione aderente alle esigenze del mondo produttivo. Digitale e innovazione stanno cambiando radicalmente il mondo del lavoro, e la scuola non può restare distante. Sull’istruzione tecnica serve una svolta, con aule e laboratori al passo con i tempi. L’orientamento, anche grazie agli Steam Space, deve partire dalle medie, e gli insegnanti vanno formati per l’orientamento. Sugli Its lo dico con chiarezza: l’obiettivo è aumentare i corsi di qualità, non le Fondazioni».

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