Adempimenti

«Esito immediato, così si recuperano sei mesi»

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

È il fattore tempo il più apprezzato dai praticanti che per primi si sono cimentati con il nuovo esame di abilitazione, solo orale. La prima prova da 30 minuti ha consentito di recuperare il ritardo con cui era partito il bando 2020.

«L’esito è stato immediato, mentre prima servivano sei mesi per correggere gli scritti», ricorda Claudia Majolo che durante la pandemia ha dato vita all’Unione praticanti avvocati proprio per attirare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di velocizzare e svecchiare il percorso di accesso alla professione. Oltre alla rapidità, in molti hanno apprezzato il percorso trasparente: «Ho avuto subito l’esito e la promozione è stata anche argomentata, a differenza delle prove scritte di cui si conosceva solo il voto», ricorda Federica Airò Farulla, praticante alla sua prima prova e fino a pochi giorni fa coordinatrice della consulta praticanti dei giovani di Aiga. «Tutto si è svolto alla luce del sole e a vincere è stato il merito», commenta Maiolo, che ha superato la prima prova dopo due bocciature e di fatto «un’attesa lunga cinque anni».

Fin qui tutto bene, ma il nuovo esame di abilitazione 2020, che sarà ripetuto pure quest’anno, ha sollevato anche molte polemiche. Nel mirino i tempi stretti di preparazione e soprattutto le tracce, scelte dalle singole commissioni. «Non sempre erano temi da analizzare e discutere in 30 minuti - aggiunge Airò Farulla -. So di alcune realtà dove sono state proposte le stesse tracce degli scritti per i quali si avevano addirittura sette ore». L’Aiga è intervenuta cercando di richiamare le commissioni al rispetto delle linee guida nazionali. «Certo una traccia unitaria a livello nazionale avrebbe risolto il problema, ma bisogna ricordare che il nuovo esame è stato preparato in gran fretta. A me sembra che i commissari abbiano fatto un grandissimo lavoro», commenta Majolo che ora vorrebbe avviare un tavolo per la riforma dell’intero percorso.

A parlare sono pure i numeri: anche se nelle grandi corti d’appello (Roma, Milano e Napoli tra queste) la seconda prova è ancora in corso, le percentuali di promossi sembrano aumentate rispetto alle edizioni precedenti: le prime stime danno un 60-65% di esiti positivi, che in alcune città sarebbero il doppio rispetto al passato.

Eppure qualche dubbio sulla possibilità di rendere strutturali le nuove modalità anche oltre la pandemia resta. «Ci sono pro e contro - afferma Airò Farulla - ma penso che essere giudicati attraverso una prova scritta sia utile: del resto l’avvocato fin dal primo giorno è chiamato soprattutto a scrivere atti giudiziari e pareri».

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