Adempimenti

Appalti, la Camera rafforza clausole sociali e revisione prezzi

di Giorgio Santilli

«Dal numero contenuto degli emendamenti che sono stati presentati dai gruppi parlamentari possiamo dire che il Senato ha lavorato bene per dare un riassetto al disegno di legge delega sugli appalti e che alla Camera non ci saranno stravolgimenti. Qualche aggiustamento va però fatto: considero prioritario quello sulle clausole sociali per evitare che ci siano passi indietro rispetto al decreto legislativo 50/2016». Chiara Braga (Pd) è relatrice della riforma degli appalti alla Camera e accetta di fare il punto su una delle riforme del Pnrr che Mario Draghi ha detto di considerare fondamentale.

Le forze politiche hanno presentato i loro emendamenti: sono 169 (che raddoppiano se si considerano gli emendamenti identici), numeri ben lontani da quelli visti per altre riforme ad altissima tensione. La tensione, qui, sembra molto allentata, almeno per ora, su un tema che in passato è stato molto divisivo tra le forze politiche dell’attuale maggioranza.

La prossima settimana si potrebbe cominciare a votare in commissione Ambiente, l’approdo in Aula è calendarizzato a fine maggio. Ma c’è convergenza tra i partiti ad anticipare questi tempi, considerando la terza lettura al Senato (al 30 giugno è fissata la scadenza del Pnrr per l’approvazione definitiva) e che poi ci saranno i decreti legislativi attuativi della delega su cui il Parlamento vuole il tempo necessario per esprimere un parere ben calibrato.

Proprio sui decreti legislativi e sulla riscrittura del codice appalti (affidata dal governo al Consiglio di Stato), Braga interpreta il sentimento prevalente fra i gruppi parlamentari quando dice che «il governo riceve una delega dal Parlamento e dovrà farsi carico di creare, pur nella tempistica stretta, un dialogo con i portatori di interessi, in particolare imprese e sindacati, durante la scrittura dei decreti legislativi, perché sappiamo che quando si interviene sulla disciplina degli appalti, il rischio di avere periodi di paralisi è molto elevato».

Dagli emendamenti presentati si delineano alcuni temi prevalenti. Oltre alle clausole sociali, le forze politiche chiedono un rafforzamento dei meccanismi di revisione dei prezzi. Le proposte di modifiche puntano a rendere ordinario il meccanismo o almeno a ridurre la straordinarietà delle situazioni in cui si applicherebbe; ci sono emendamenti che prevedono l’aggiornamento dei prezzari regionali ogni anno e l’obbligo di applicarli, pena l’invalidità della gara; chiesta la revisione obbligatoria per il costo del lavoro nel caso di rinnovi contrattuali. Questo, però, è il tema caldissimo del momento e Braga mette in guardia «che alcune delle risposte, soprattutto quelle più urgenti, potrebbero venire, prima della legge delega, dai provvedimenti che il governo sta preparando». Effettivamente nel decreto legge aiuti dovrebbero entrare le compensazioni per le opere in corso e, probabilmente, un primo meccanismo di revisione prezzi per le opere in gara prossimamente.

Un altro tema su cui le forze politiche sembrano trovare una convergenza, almeno stando agli emendamenti presentati, riguarda la limitazione all’appalto integrato. «Dopo i decreti semplificazione - dice Braga - che hanno previsto un’ampia possibilità di ricorso all’appalto integrato, con la legge delega questa tipologia va ricondotta ai soli casi in cui effettivamente il progetto svolto dall’impresa esecutrice dei lavori può dare un valore aggiunto. Non possiamo indebolire la progettazione perché sappiamo che indebolire la progettazione porta contenziosi, varianti in corso d’opera, aumenti dei costi e dei tempi di realizzazione».

Un altro nodo che deve essere sciolto è quello delle concessioni in essere e del regime di subappalto che devono applicare. «Penso - dice Braga - che la formulazione del governo fosse più chiara di quella del Senato. Chiediamo che sia il governo a chiarire se il criterio di delega risulti coerente con la giurisprudenza». Molti emendamenti presentati chiedono di tornare al testo originario, sopprimendo l’aggiunta introdotta dal Senato.

Dagli emendamenti del Pd emerge, in filigrana, un altro tema: la difesa del codice appalti, del ruolo dell’Anac, della Banca dati nazionale contratti pubblici (perno dei processi di digitalizzazione), della disciplina su programmazione e progettazione. Chiara Braga, che è anche responsabile Transizione ecologica, sostenibilità e infrastrutture nella segreteria Pd, conferma. «Il governo - dice - ha deciso di proporre una riforma del codice e noi siamo d’accordo a lavorare lealmente per migliorarlo. Ma per noi un quadro regolatorio esiste ed è dato dal Dlgs 50. Non siamo disponibili a rimettere in discussione punti fermi come quelli sulla progettazione. Semmai, dobbiamo accelerare le norme sulla qualificazione delle stazioni appaltanti perché spesso le difficoltà che il settore ha avuto in questi anni sono stati dati dalla mancata attuazione del codice».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©