Adempimenti

In arrivo la patente Uni per studi professionali organizzati e sostenibili

Pronto lo standard volontario adatto anche alle realtà più piccole. Tra gli obiettivi da perseguire: formazione, sicurezza e criteri «green»

di Massimiliano Carbonaro

Pensata per gli studi di avvocati e dottori commercialisti e consulenti del lavoro che devono partire, ma attenta anche alle realtà già strutturate che possono così trovare spazi di miglioramento, arriva la nuova norma Uni “Principi organizzativi e gestione dei rischi connessi all’esercizio della professione per la creazione e protezione del valore”. Il nuovo standard dell’ente nazionale di normazione individua i criteri da applicare per avere studi ben organizzati indipendentemente dalle dimensioni o dalla forma giuridica scelta.

L’obiettivo è promuovere una moderna organizzazione insieme ad una conduzione corretta e rispettosa di tutti quelli che ne fanno parte e dell’ambiente in cui si opera, efficace nei confronti dei clienti e capace di individuare le principali aree di rischio nel corso delle diverse attività.

Qualità e sicurezza insieme

Fino a questo momento gli studi sia legali sia di dottori commercialisti potevano certificarsi con la diffusa Uni Iso 9001 sulla qualità valida per tutti. Tanto che qualche studio ha già questa certificazione. Ma per una realtà di professionisti è molto difficile seguirne le logiche, proprie di una azienda, e replicarne lo schema organizzativo. «Questa nuova norma, che non è una guida settoriale sulla qualità – spiega Stefano Sibilio, vice direttore generale Processi e regolazione di Uni – estende il suo raggio d’azione anche al risk management secondo la Uni Iso 31000. Un esempio di integrazione dei principi di qualità e di gestione del rischio e della sicurezza con elementi da entrambe queste norme per creare qualcosa di unico anche a livello internazionale».

Nel complesso le novità riguardano la sostenibilità, la sicurezza sanitaria, l’attenzione allo sviluppo dei talenti, il tema della discriminazione e della diversity (si vedano anche alcune indicazioni nella scheda a fianco).

Per l’avvocato Fulvio Pastore Alinante vice presidente Asla, l’associazione degli studi legali associati che opera proprio per l’affermazione di nuovi modelli organizzativi e ha collaborato con Uni su questo nuovo standard, aderendo alla norma Uni «ci saranno sempre più studi meglio organizzati, fatti meglio, più sicuri perché c’è una norma tecnica che ti dice come si fa». L’ambizione è riuscire ad esportare il modello anche a livello europeo.

L’organizzazione di uno studio

Il modello organizzativo punta ad attirare nuovi talenti e alla crescita professionale dei più giovani (di pari passo con una giusta retribuzione), ma anche a dare un giusto equilibrio tra vita lavorativa e privata e a evitare ogni tipo di discriminazione. L’accento è anche sulla comunicazione, interna ed esterna dello studio e sull’orientamento ai clienti. Uno dei principali obiettivi della norma è, comunque, promuovere presso gli studi la diffusione di una cultura del rischio e della sua gestione organizzata. Il controllo efficace e ben organizzato dei rischi correlati all’attività di uno studio – da quelli sanitari (come l’attualità di questi anni ci ha insegnato) fino a quelli reputazionali – è considerato più un’opportunità che un problema. «Queste indicazioni non sono nate in maniera semplicistica per scopo didattico – aggiunge Sibilio – ma perché sono utili, tanto che si affrontano anche temi relativi al successo economico degli studi perché se si sbaglia si finisce male. Inoltre attenzione al rischio, trattamento dei talenti e pari opportunità rendono lo studio più ricco e migliore per quelli che ci lavorano e per i potenziali clienti». Clienti che, nell’esperienza di Asla, vogliono professionisti aggiornati e studi ben organizzati.

La pubblicazione

La norma è ora nella fase di inchiesta pubblica finale fino al 2 luglio: la si può consultare dal sito di Uni e lasciare commenti e segnalazioni che verranno esaminati e potrebbero fornire lo spunto per un’eventuale integrazione. «Il suo valore – conclude il vice direttore di Uni – è che si tratta di uno strumento condiviso e riconosciuto tra tutte le parti e, pur essendo di natura volontaria, crea un codice, un linguaggio comune che diventa di riferimento sia per gli studi sia per i clienti».

Si punta a far crescere la cultura della qualità e dell’organizzazione a livello nazionale. Ma non necessariamente la norma sarà accolta allo stesso modo da tutti. «Abbiamo messo dentro i capitoli più importanti per essere completi – conclude Pastore Alinante – Alcune voci, di solito, vengono ignorate dagli avvocati più tradizionalisti, che mal sopportano sentirsi dire come si devono organizzare o come si gestisce un rischio».

Una volta che lo standard avrà superato l’inchiesta pubblica sarà pubblicato, verosimilmente dopo l’estate e comunque entro l’anno. Quindi gli studi potranno aderire affidandosi alle società di certificazione. Come per tutte le altre norme Uni anche questa sarà sottoposta a revisione periodica.

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