Rapporti di lavoro

Poletti: a metà dicembre il Dlgs sui contratti a tutele crescenti

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Il primo decreto attuativo del Jobs act arriverà a metà dicembre e riguarderà il contratto a tutele crescenti: lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ieri mentre il Ddl delega iniziava l'esame in terza lettura in commissione lavoro al Senato (relatore Pietro Ichino, Sc), dove sono stati presentati 76 emendamenti e 46 ordini del giorno. Approderà il 2 dicembre in Aula, secondo il timing stabilito dalla riunione dei capigruppo che ha deciso il contingentamento dei tempi per la discussione generale, che potrà durare 7 ore, per approvare definitivamente il Ddl delega tra il 3 e il 4 dicembre.

Contro il colpo d'acceleratore si sono pronunciati Sel e Movimento 5 stelle. Lo stesso Poletti ha spiegato le ragioni dell'urgenza: «bisogna procedere velocemente per il passaggio definitivo a Palazzo Madama per poi predisporre i decreti delegati a partire dal contratto a tutele crescenti, che è il perno del nostro progetto per ridurre la precarietà», poi si affronterà «il tema degli ammortizzatori sociali e la revisione dei contratti». Per sostenere la riforma degli ammortizzatori sociali, ha spiegato il ministro, nel 2015 saranno disponibili 2,9 miliardi; in particolare ai 2,2 miliardi della legge di stabilità si sommano 700 milioni del Fondo per l'occupazione. Nei faccia a faccia di ieri tra governo e maggioranza il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), ha ribadito la necessità di «aumentare la dote per i sussidi di altri 400 milioni per arrivare ai complessivi 3,3 miliardi di risorse aggiuntive annunciate a suo tempo dal premier Renzi».

Gli incontri politici di ieri, con il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, sono serviti per fare il punto in vista dell'emanazione dei Dlgs. Si conferma il doppio binario per la tutela monetaria in caso di licenziamenti economici illegittimi: l'orientamento è di riconoscere al lavoratore 1,5 mensilità per anno di servizio, con un tetto che potrebbe attestarsi sui 24 mesi (si è ipotizzato anche 36 mesi), con la possibilità per il datore di lavoro di offrire volontariamente 1 mensilità per ogni anno di lavoro fino a 24 mensilità (potrebbero scendere a 18). In questo caso l'indennizzo potrebbe essere sgravato dagli oneri contributivi e fiscali, a vantaggio del lavoratore (ma c'è da superare lo scoglio dell'Economia).

Per i licenziamenti illegittimi che riguardano i neoassunti con contratto a tutele crescenti il governo punta a scrivere una norma chiara che riconosca l'indennizzo come regola, con l'eccezione di casi particolari di licenziamento disciplinare ingiustificato sostanzialmente equiparabili per gravità al licenziamento discriminatorio (l'ipotesi sarebbe circoscritta ad accuse particolarmente infamanti per fatti che si rivelano mai avvenuti). «Già i primi decreti delegati che saranno consegnati alle Camere per il previsto parere entro l'anno – afferma il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ncd) – dovranno offrire regole certe e utili ad incoraggiare nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato».

La Cgil, tuttavia attende il varo dei decreti attuativi per valutare se fare ricorso in Europa, per violazione degli articoli 30 e 31 della Carta di Nizza (che riguardano, rispettivamente, le tutele contro ogni licenziamento ingiustificato e le condizioni dignitose del lavoratore).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©