Rapporti di lavoro

Già arrivato il sì in commissione. Jobs act verso la fiducia in Aula

di Giorgio Pogliotti

Il Jobs act ha avuto il via libera dalla commissione Lavoro del Senato che ha respinto tutti gli emendamenti, confermando il testo approvato dalla Camera. Da martedì il Ddl delega sarà all'esame dell'Aula per l'approvazione definitiva in terza lettura, prevista tra il 3 e il 4 dicembre.


Il Governo potrebbe ricorrere alla fiducia, anzitutto per una questione di numeri: al Senato la maggioranza corre sul filo di una manciata di voti, dovendo fare i conti con il “no” della pattuglia di quattro cosiddetti “civatiani” del Pd che si somma al “no” dell'opposizione. Ma a spingere in direzione della fiducia è anche il fattore “tempo”, perché guardando al calendario dei lavori parlamentari dopo il Jobs act toccherà alla legge di stabilità, e il governo non vuole rischiare che l'esame del Ddl delega si protragga troppo a lungo.

Per il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, l'area del dissenso nel Pd è circoscritta ai soli civatiani; tra loro c'è Corradino Mineo che conferma: «Il Jobs act così come uscito dalla Camera non lo voto», dicendosi convinto che sulle sue stesse posizioni «dovrebbero essere più di dieci» senatori.

Anche al Senato l'area del dissenso sta lavorando ad un documento comune: dal numero delle firme si capirà che peso avrà all'interno del Pd. Nonostante ciò il capogruppo Pd nella Commissione Lavoro del Senato, Annamaria Parente, si dice «certa che in Aula al Senato prevarrà la responsabilità nei confronti del Paese e che anche il Pd si presenterà unito». I primi segnali, del resto, sembrano incoraggianti per la maggioranza, come spiega il relatore Pietro Ichino (Sc): «In commissione in due giorni si è completato il programma secondo il calendario previsto, senza tensioni – spiega –. Il che fa ben sperare per il lavoro in Aula». Soddisfatto il presidente della commissione Lavoro, Maurizio Sacconi (Ncd) che parla di «passo decisivo compiuto in Commissione» per «il varo definitivo della più organica riforma del mercato del lavoro dopo lo Statuto dei lavoratori, in prossimità del suo quarantacinquesimo compleanno».


Dopo il via libera dell'Aula del Senato al Ddl delega, a metà dicembre è atteso il primo decreto legislativo, quello sul contratto a tutele crescenti, che dovrà essere operativo dall'inizio di gennaio per consentire alle imprese che assumono con la nuova tipologia contrattuale di beneficiare degli incentivi previsti dalla legge di stabilità per i contratti a tempo indeterminato (decontribuzione annua per 8.060 euro per le nuove assunzioni, cancellazione dalla base imponibile Irap del costo del lavoro).

Seguirà il Dlgs sulla rimodulazione dell'assicurazione sociale per l'impiego (con l'estensione del trattamento di Aspi ai collaboratori a progetto), il decreto sulla semplificazione contrattuale, con l'emanazione di un Testo unico, il decreto sul riordino degli ammortizzatori sociali e sull'istituzione dell'Agenzia nazionale per l'occupazione.

Attende di conoscere i contenuti dei decreti delegati per valutare se presentare ricorso alla Corte di giustizia europea la Cgil che insieme alla Uil ha indetto lo sciopero generale del 12 dicembre. «Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per far sì che le norme che contestiamo non vadano in vigore», ha detto Susanna Cammusso a margine della manifestazione unitaria degli edili. Ieri Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil hanno indetto una mobilitazione nazionale con 20 iniziative regionali per denunciare come «al sesto anno consecutivo di crisi del settore delle costruzioni sia evidente il fallimento delle ricette messe in atto finora per contrastarla».

Walter Schiavella (Fillea) ha ricordato che «dal 2008 al 2013 il settore ha ridotto del 40% occupazione e volumi produttivi, ed i dati dei primi 9 mesi del 2014 segnano un ulteriore calo del 10%», lamentando che «nei provvedimenti del Governo non si avverte un cambiamento».

Il 9 dicembre i sindacati sono stati convocati dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Sempre ieri la Cisl ha presentato lo sciopero del 1° dicembre che riguarderà scuola, università, ricerca, pubblica amministrazione, sanità e comparti della sicurezza, con lo slogan #ioscioperoperilcontratto. «Chiediamo di rinnovare i contratti fermi da sei anni - afferma il coordinatore della Cisl Francesco Scrima - e che il governo apra il confronto su una vera azione di riforma». Anche i dipendenti pubblici della Confsal sciopereranno il 1°dicembre.

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