Rapporti di lavoro

Jobs act degli autonomi, riparte il confronto

di Giorgio Pogliotti

Durante la crisi i lavoratori indipendenti sono diminuiti di oltre 400mila unità. Nel terzo trimestre 2016 l’Istat ne ha rilevati poco più di 5,4 milioni, e il confronto con gli anni passati evidenzia come questo eterogeneo gruppo occupazionale di lavoratori abbia subìto maggiormente gli effetti della crisi economica, penalizzato dall’assenza di una rete di protezione sociale. Un corpus di tutele specifiche per partite Iva e collaboratori, è introdotto nel cosiddetto Jobs act del lavoro autonomo che è all’esame della commissione lavoro della camera, e prevede l’estensione di forme di sostegno che vanno dai pagamenti alla maternità, e l’ampliamento del perimetro delle spese deducibili a tutte quelle “collegate” allo svolgimento dell’incarico professionale.

Dopo aver ricevuto il primo via libera a novembre dal Senato, il Ddl ha subìto uno stop a causa della crisi del governo Renzi. Il relatore, Cesare Damiano (Pd), che è anche presidente della commissione Lavoro, intende apportare alcune modifiche al testo ricevuto dal Senato. «A partire da oggi iniziamo le audizioni con tutti i soggetti a vario titolo coinvolti - spiega Damiano -, intendiamo correggere il testo ricevuto, per portarlo in Aula a Montecitorio ai primi di febbraio. L’obiettivo è quello di avere la legge approvata dai due rami del Parlamento prima che si interrompa la legislatura». Ma il fattore tempo rappresenta un’incognita visto che il testo dovrà tornare al Senato e che contro una delle modifiche ventilate alla Camera (l’introduzione dell’equo compenso, caldeggiata dalla sinistra Pd), si è già espresso il presidente della commissione Lavoro di palazzo Madama, Maurizio Sacconi (Ap).

Presentato a febbraio del 2016, il Ddl di 22 articoli (disciplina anche lo smart working) consente ai professionisti di dedurre integralmente, entro un tetto annuo di 10mila euro, le spese per iscrizione a master, corsi di formazione e convegni, al posto dell’attuale deduzione del 50% . È anche prevista l’integrale deduzione, entro il limite annuo di 5mila euro, delle spese sostenute per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, sostegno all’autoimprenditorialità. Diventano integralmente deducibili i costi per l’assicurazione contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro. Sempre sul fronte fiscale, è prevista l’esclusione dal reddito imponibile ai fini Irpef (e della contribuzione previdenziale) di tutte le spese per l’esecuzione di un incarico conferito e sostenute direttamente dal committente. L’esclusione vale già ora per i costi di albergo, pasti e bevande sostenute direttamente da chi commissiona l’incarico al lavoratore autonomo. Sono escluse dalla tassazione anche le spese di alloggio e vitto pagate dal professionista per l’incarico e poi addebitate in modo «analitico» al cliente che gli ha richiesto un lavoro. Diventano abusive (e prive di effetto) le clausole che concordano termini di pagamento oltre 60 giorni dalla consegna della fattura al cliente, o che attribuiscano al committente la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali .

Sul fronte delle tutele, per gli iscritti alla gestione separata Inps i congedi parentali salgono da 3 a 6 mesi entro i primi tre anni di vita del bambino, e durante la maternità si potrà ricevere l’indennità pur continuando a lavorare, venendo meno l’attuale astensione obbligatoria. Viene sancito il diritto, per i lavoratori autonomi che prestino la loro attività in via continuativa per il committente, alla conservazione del rapporto di lavoro - senza diritto al corrispettivo -, per un periodo fino a 150 giorni per anno solare, in caso di gravidanza, malattia o infortunio (tranne nel caso in cui venga a meno l’interesse del committente). Si introduce fino ad un massimo di 2 anni il diritto alla sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, per malattie o infortuni gravi che impediscono di lavorare per oltre 60 giorni.

Le amministrazioni pubbliche dovranno promuovere, come stazioni appaltanti, la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici, e ai bandi per l’assegnazione di incarichi personali di consulenza. I liberi professionisti potranno aggregarsi in «reti, consorzi o forme associate», anche temporanee, per accedere ai bandi di gara e concorrere, con meno vincoli, all’assegnazione di incarichi e appalti privati. Viene esteso a tutti i lavoratori autonomi - sopprimendo ogni limite temporale - il principio di equiparazione alle piccole e medie imprese, per l’accesso ai piani operativi regionali e nazionali, finanziati con i fondi strutturali europei. Si riconoscono i diritti di utilizzazione economica in caso di invenzioni o apporti originali.

Alla luce delle nuove modifiche annunciate dalla Camera, con l’incognita del successivo ritorno del testo al Senato, è difficile prevedere quando sarà approvato definitivamente il Jobs act degli autonomi. In questo quadro l’unica certezza per i professionisti, almeno per il momento, arriva dall’aliquota contributiva scesa definitivamente dal 27% al 25%, per effetto della legge di Bilancio che ha sterilizzato il passaggio al 33% previsto nel 2018.

Un decennio in calo

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