Rapporti di lavoro

La cultura aziendale ostacola le donne

di Cristina Casadei

Guardare la piramide che rappresenta la presenza delle donne nelle aziende italiane e la presenza delle donne tra i dirigenti e gli amministratori delegati è un po’ come guardare un esercito dove la metà dei combattenti non avanza. Dal 38% della forza lavoro totale, la presenza femminile scende al 27% tra i manager e al 19% tra i primi riporti. Nelle multinazionali, invece, questo fenomeno è più limitato, con il 48% della forza lavoro totale e il 36% a livello più senior. Aumentano i gradi e le donne diminuiscono. Eppure esistono percorsi di promozione del talento femminile, attraverso iniziative di smart working per esempio o, meno diffusi, programmi di sviluppo professionale.

Boston Consulting group insieme a Valore D ha realizzato una ricerca basata su 2.500 interviste in grandi aziende di diversi settori e quasi il 48% delle donne intervistate dicono che il principale ostacolo alla loro carriera è la cultura aziendale, oltre al limitato supporto alla crescita (26%) e gli impegni familiari (23%). Questo è il motivo per cui proprio «le aziende possono giocare un ruolo determinante per l’occupazione e la valorizzazione del talento femminile», dice Barbara Falcomer, direttore generale di Valore D che è al fianco delle imprese «per implementare soluzioni concrete». Qualche esempio? «Formazione sui pregiudizi inconsapevoli per uomini e donne, programmi di mentorship e crescita professionale per le donne, WelfareLab per le risorse umane», elenca Falcomer.

Il ruolo delle imprese è fondamentale, ma è fondamentale partire fin da molto giovani, per non dire da bambini con l’approccio giusto rispetto alle proprie aspirazioni e alle proprie ambizioni. Laura Villani, partner e managing director di Bcg osserva però che «nel proprio percorso verso la managerialità, le donne italiane soffrono anche un tema di formazione non corrispondente alle richieste del mercato e un posizionamento all’interno di funzioni aziendali che non facilitano l’accesso ai vertici. Le lauree tradizionalmente femminili, infatti, portano a occupare posizioni di staff. E, nello staff, abbiamo osservato come in media le donne diventino manager più di due anni dopo i colleghi uomini». Guardando alla prospettiva, diventano così fondamentali le iniziative che si stanno portando tra i bambini. Tra queste Falcomer ricorda anche «il progetto Inspiringirls, nato con l’obiettivo di incoraggiare le ragazze a seguire le proprie aspirazioni. Valore D porta nelle scuole medie italiane delle role model, persone che gli altri possono prendere come esempio, perché con la loro testimonianza possano ampliare gli orizzonti di ragazzi e ragazze».

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