Rapporti di lavoro

Bce: i disoccupati sono il doppio delle stime ufficiali

di Alessandro Merli

La disoccupazione ufficiale, scesa al 9,5%, più rapidamente del previsto, grazie alla recente ripresa dell’economia, non fotografa accuratamente la capacità inutilizzata sul mercato del lavoro dell’Eurozona, che potrebbe essere fino a quasi il doppio. Anche per questo, non c’è stata l’attesa risalita dei salari, sulla quale la Banca centrale europea conta per raggiungere il proprio obiettivo d’inflazione di avvicinarsi al 2 per cento. Lo rivela uno studio della stessa Bce, che sarà pubblicato oggi insieme al Bollettino economico. Un altro studio nota che la disoccupazione giovanile, che era aumentata più di quella totale nel corso della crisi, è ora scesa più velocemente, ma resta comunque più alta dei livelli pre-crisi. La situazione è particolarmente grave in alcuni Paesi del Sud Europa, fra cui l’Italia.

Gli economisti della Bce notano che la ripresa dell’Eurozona ha creato, a partire dalla metà del 2013, circa 5 milioni di posti di lavoro e la disoccupazione è scesa più rapidamente del previsto. Dietro alle cifre della disoccupazione ufficiale, tuttavia, ce ne sono altre che rivelano un altro 3,5% della popolazione in età da lavoro al momento «inattivo»: si tratta soprattutto dei lavoratori cosiddetti «scoraggiati», che non stanno attivamente cercando lavoro anche se sono disponibili. La maggior parte non cerca lavoro perché ritiene che non ce ne sia. C’è poi un altro 3% attualmente sotto-occupato, che lavora meno ore di quante vorrebbe.

Il lavoro part-time è cresciuto in quasi tutti i Paesi dell’Eurozona da oltre un decennio, in parte per l’aumento dell’occupazione nei servizi e in parte per la maggior partecipazione delle donne ala forza lavoro. I sotto-occupati nell’Eurozona sono attualmente circa 7 milioni di persone, un aumento di un milione dall’inizio della crisi, con un calo molto modesto negli ultimi due anni nonostante la crescita dell’occupazione complessiva. La combinazione delle stime dei disoccupati e dei sotto-occupati con le misure più ampie della disoccupazione, che peraltro presentano alcuni problemi di misurazione, ammette la Bce, suggerisce che la capacità inutilizzata attualmente riguarda il 18% della forza lavoro dell’Eurozona. Ci sono inoltre differenze fra i Paesi per quanto riguarda la risposta alla crisi di questa platea più ampia di manodopera sottoutilizzata. In Francia e in Italia, queste misure più ampie hanno continuato ad aumentare anche dopo la ripresa dell’economia.

La disoccupazione giovanile, nel gruppo fra i 15 e i 24 anni, è un problema particolarmente grave nell’area euro: salita fino al 24% nel 2013, restava attorno al 21% nel 2016, 6 punti percentuali in più di prima della crisi. È particolarmente alta in Grecia, Italia e Spagna. Il rapporto con la disoccupazione complessiva è rimasto quasi invariato rispetto ai livelli pre-crisi, dopo aver accusato un calo più pesante, anzi circa il doppio, nel corso della recessione e aver recuperato più rapidamente con la ripresa, mostrando come la disoccupazione giovanile è più sensibile all’andamento del ciclo economico. I giovani tendono a restare disoccupati per meno tempo rispetto alla forza lavoro in generale, ma questo non è vero nel caso dell’Italia dove la durata della disoccupazione dei due gruppi è più o meno uguale.

Lo studio della Bce indica una serie di misure per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, che ha un alto costo per gli interessati e per la società: il miglioramento della qualità dell’istruzione e della sua rilevanza per i mercato del lavoro, compreso il sistema dell’apprendistato; il buon funzionamento della fissazione dei salari, compreso quella del salario minimo; un aumento del ruolo del collocamento pubblico e politiche attive del mercato del lavoro per favorire la transizione e aumentare l’occupabilità dei disoccupati; l’aumento della flessibilità dell’orario per facilitare la combinazione di lavoro e istruzione e la transizione dalla scuola all’entrata nel mercato del lavoro.

I problemi irrisolti del mercato del lavoro nell’area euro

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