Equo compenso, alt del Governo
Il governo frena sull’introduzione dell’
Duro il commento del presidente della commissione, Maurizio Sacconi (Epi), che chiama in causa l’Esecutivo: «quelli presentati in commissione sono pareri tecnici che per noi non hanno alcun valore - ha detto -. Il governo, nella sua unicità, deve esprimersi con un sì o con un no o con emendamenti. Da parte nostra siamo interessati ad andare avanti, alla fine della discussione verranno votati gli emendamenti». Anche per la relatrice Annamaria Parente (Pd) serve un chiarimento: «vogliamo portare a termine il provvedimento, chiediamo al governo un approfondimento della materia perché vi sia compatibilità con la normativa europea».
Intanto cresce il pressing dei professionisti. Le associazioni dei commercialisti, in un comunicato congiunto, ritengono «giusto cercare dei parametri congrui per stabilire i corrispettivi delle prestazioni dei professionisti», propongono di «iniziare a rendere obbligatorio il riconoscimento di equo compenso partendo dai contratti con la Pubblica amministrazione (e con enti e società partecipate)». Per i commercialisti si potrebbe intervenire «ex ante impedendo bandi, incarichi e affidamenti in deroga ai minimi stabiliti da parametri e tabelle di riferimento o addirittura gratuiti, consentendo al professionista di percepire l’equo compenso senza dover ricorrere al giudice». Tali parametri «potrebbero diventare un benchmark di riferimento nei rapporti con i committenti privati» secondo Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdec e Unico.